Camere
Adozioni internazionali, per i "senatori" il divieto governativo va ridiscusso
© Shutterstock
© Shutterstock
Ats
5 ore fa
La nuova versione di una mozione adottata dai “senatori” lascia maggiore margine di manovra al Consiglio federale: chiede a quest'ultimo di porre in consultazione una revisione dell'adozione internazionale che comprenda i due scenari elaborati dal gruppo di esperti.

La decisione del Consiglio federale di vietare le adozioni internazionali non piace al Parlamento. Oggi il Consiglio degli Stati ha tacitamente approvato, in forma modificata, una mozione del Nazionale che chiede all'Esecutivo di ritornare sui suoi passi. All'origine dell'atto parlamentare - che ha suscitato un ampio dibattito e diverse critiche da parte delle associazioni attive nel settore e dei genitori adottivi - vi è la decisione del Governo del 29 gennaio di incaricare il Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP) di elaborare un progetto preliminare di legge volto a introdurre il divieto di adozioni all'estero.

La mozione approvata

Condividendo le argomentazioni del Nazionale, gli Stati hanno a loro volta approvato la mozione, ma con qualche modifica. La proposta della Camera del popolo limita infatti in modo eccessivo il margine d'azione del Governo nella fase attuale del processo legislativo, ha sostenuto Isabelle Chassot (Centro/FR) a nome della commissione. L'atto parlamentare, ha proseguito la friburghese, "alimenta una certa sfiducia nei confronti del funzionamento delle istituzioni, imponendo all'Esecutivo di fare una proposta nel quadro di una consultazione". La nuova versione della mozione adottata oggi lascia maggiore margine di manovra al Consiglio federale: chiede a quest'ultimo di porre in consultazione una revisione dell'adozione internazionale che comprenda i due scenari elaborati dal gruppo di esperti presentati nel mese di giugno dello scorso anno.

Le varianti

La prima variante corrisponde alla volontà iniziale del Governo di cessare le adozioni internazionali. La seconda prevede invece una riduzione dei Paesi interessati, nonché il coinvolgimento dei Cantoni e degli intermediari. Nei due casi le procedure di adozione in corso non devono essere toccate dalla riforma. La mozione ritorna al Consiglio nazionale.

I tag di questo articolo