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Adozioni internazionali, il divieto governativo va ridiscusso
© Tatiana Scolari
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Ats
11 ore fa
Il Consiglio nazionale ha accolto la mozione per consentire anche in futuro le adozioni internazionali. L'Esecutivo federale dovrà dunque fare dei passi indietro e valutare di rinunciare al divieto.

Si fa sempre più concreta la possibilità che il Consiglio federale debba ritornare sui suoi passi, rinunciando al divieto puro e semplice delle adozioni internazionali. La relativa mozione accolta dal Consiglio nazionale ha ottenuto anche il placet, benché in forma modificata, della Commissione degli affari giuridici del Consiglio degli Stati (CAG-S). La camera del popolo dovrà quindi esprimersi nuovamente.

Mozione accolta

Il 10 di settembre scorso, il Nazionale aveva accolto per 151 voti a 31 e 15 astensioni una mozione con cui s'intendono consentire anche il futuro le adozioni internazionali. All'origine di questo atto parlamentare, che ha fatto scorrere fiumi di inchiostro a causa delle rimostranze delle associazioni attive in quest'ambito, come anche da parte di genitori adottivi, è la decisione del Consiglio federale del 29 gennaio scorso di incaricare il Dipartimento federale di giustizia e polizia di elaborare un progetto preliminare di legge volto a sancire il divieto di adozione all'estero.

La posizione del Consiglio federale

Ai media, il responsabile del dossier, Beat Jans, aveva giustificato questo giro di vite col fatto che nessun diritto in materia di adozioni internazionali, neppure il più severo, può escludere il rischio di abusi. In passato, aveva fatto notare, si erano verificate numerose irregolarità, soprattutto nel periodo tra il 1970 e il 1999. Jans si basava sul parere espresso da un gruppo di esperti. Quest'ultimo aveva sostenuto che una profonda revisione legislativa rappresenterebbe un impegno notevole, non proporzionale al numero di richieste di adozioni internazionali, che è nettamente in calo negli ultimi anni (circa 30 l'anno oggi, mentre in passato ammontavano a diverse centinaia). Inoltre, nemmeno una radicale e profonda revisione legislativa sarebbe in grado di garantire una legalità assoluta. Gli esperti erano quindi giunti alla conclusione che la rinuncia definitiva fosse l'alternativa più efficace. Oltre a facilitare il controllo della legalità, essa tutelerebbe nel migliore dei modi i bambini.