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A pesca di batteri contro l'antibiotico-resistenza
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Ats
2 giorni fa
Un team guidato da Markus Seeger, biochimico presso l'UZH, ha sviluppato delle molecole in grado di riconoscere alcuni batteri più rapidamente di quanto avvenuto finora.

Identificare rapidamente alcuni batteri permette di ottimizzare i trattamenti antibiotici. Con il sostegno del Fondo nazionale svizzero della ricerca (FNS), un team dell'Università di Zurigo (UZH) ha sviluppato molecole in grado di riconoscere e catturare determinate specie. Una delle chiavi nella lotta contro questa minaccia è la capacità di identificare in modo preciso i batteri responsabili di un'infezione. Ciò consente di utilizzare antibiotici mirati ed efficaci, riducendo così il rischio di insorgenza di nuove resistenze, ha indicato oggi in una nota il FNS.

Lo studio

Il team guidato da Markus Seeger, biochimico presso l'UZH, ha sviluppato delle molecole in grado di riconoscere alcuni batteri più rapidamente di quanto avvenuto finora. Le loro ricerche sono state pubblicate di recente nella rivista "Communications Biology". "La nostra idea è di riuscire a reperire più rapidamente alcuni batteri, anche in piccole quantità, colorandoli in modo mirato. E cerchiamo di catturarli direttamente nel sangue, per poter aumentare la loro densità e analizzarli più velocemente", ha precisato il ricercatore. Il suo team si è focalizzato sull'identificazione dell'Escherichia coli, un batterio spesso causa di infezioni dell'apparato urinario e, in alcuni casi, anche di infezioni del sangue. Tra il 2004 e il 2024, i tassi di resistenza attestati da questa specie batterica in Svizzera sono aumentati, fino addirittura a quintuplicare per alcune classi di antibiotici.

Il processo utilizzato

"Sapere se si tratta di Escherichia coli o di qualcos'altro è già un'indicazione molto utile per prendere una prima decisione sul trattamento da somministrare", ha sottolineato il biochimico. In questo caso, gli strumenti sviluppati dal team di Seeger permetterebbero di risparmiare circa sei ore rispetto alle dodici richieste dalla diagnostica tradizionale. La squadra di ricercatori ha preso in esame una banca dati internazionale e un altro registro di batteri rilevati negli ospedali svizzeri. Analizzando il genoma dei batteri di tipo Escherichia coli elencati, ha identificato la proteina OmpA, della quale una forma particolare si trova esclusivamente negli E. coli. In seguito, il gruppo di ricercatori ha sviluppato nanocorpi capaci di riconoscere quella versione di OmpA in modo specifico ed efficace in oltre il 90% dei membri della specie. Si tratta di una sorta di amo che attira specificamente gli Escherichia coli.

Una vera e propria canna da pesca

"Per individuare l'E. coli, il sistema è efficace. Si possono legare delle minuscole molecole di colorante ai nanocorpi, senza che ciò aumenti in modo significativo la loro dimensione", ha spiegato il ricercatore. "Invece, per catturare i batteri utilizziamo delle sfere magnetiche più grandi. Queste però non riuscivano a passare attraverso la giungla di zuccheri che circonda i batteri", ha precisato Seeger. I ricercatori hanno quindi sviluppato una vera e propria canna da pesca per il loro kit di rilevamento: un filamento molecolare che collega i nanocorpi - l'amo - alle sfere magnetiche bloccate dagli zuccheri - il manico. "Adesso disponiamo di uno strumento che non solo permette di riconoscere gli Escherichia coli ma anche di catturarli. Speriamo di riuscire a implementarlo nell'ambito della diagnostica clinica, ha concluso il biochimico.