Storia
A 80 anni dalla fine della guerra, la commissione Bergier guarda al passato
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Keystone-ats
7 ore fa
Da allora, la Svizzera si è liberata della sua immagine di isola solitaria. I membri della Commissione Bergier parlano di una ricerca della verità che continua.

La Seconda Guerra Mondiale è finita in Europa l'8 maggio di 80 anni fa. Da allora, la Svizzera si è liberata della sua immagine di isola solitaria. I membri della Commissione Bergier parlano di una ricerca della verità che continua. "Oggi la Svizzera è più cosciente della sua dipendenza dall'estero", ha detto lo storico Georg Kreis all'agenzia Keystone-ATS. Questo è possibile anche grazie al lavoro della Commissione Bergier, ha sottolineato l'81enne. Kreis era uno dei nove storici della Commissione indipendente d'esperti Svizzera/Seconda Guerra Mondiale (CIE), nota appunto anche come Bergier, dal nome del suo presidente Jean-François Bergier. Il gruppo è stato attivato nel 1996 dal Consiglio federale, per fare luce sui rapporti della Svizzera con la Germania nazista. In quel periodo il mito del ridotto nazionale era ancora fortemente ancorato nella memoria collettiva. Non è quindi stato ben accolto il fatto che la commissione abbia anche sollevato dubbi a livello morale ed etico sul ruolo della Confederazione nel conflitto.

Critiche interne ed esterne

Bettina Zeugin si ricorda la grande pressione, sia dal pubblico che dalle cerchie private. La 56enne è stata collaboratrice scientifica per il rapporto Bergier. "Il fatto di aver ripercorso nuovamente la storia ha creato frustrazione in molti", ha detto. Le critiche dal suo punto di vista dimostravano però l'importanza del lavoro svolto. La ricerca è stata anche ostacolata da opinioni interne in conflitto fra loro. Fra le varie cose, si disquisiva sul fatto che oltre ai due rapporti intermedi e quello finale, si dovessero pubblicare anche i numerosi singoli studi. Il ricercatore capo Jacques Picard si è con successo imposto in tal senso. Tuttavia, anche l'interpretazione dei risultati è stata controversa. Si è litigato praticamente su ogni paragrafo. "Alla fine si poteva presentare un solo rapporto finale", ha evidenziato Zeugin. Picard guarda ora con soddisfazione ai risultati raggiunti. "Una commissione non scrive sinfonie", ha detto lo storico. "E anche le discussioni a posteriori rendono più chiaro tutto ciò che un tale lavoro può, nei suoi limiti, portare". Ora sta alla libera ricerca proseguire il lavoro e il dibattito.

La ricerca prosegue

Georg Kreis vede margine di miglioramento nello studio dell'ambito economico, nonostante l'importanza data al tema dalla commissione. "Le cooperazioni con il Terzo Reich sono state giustificate con il fatto che fossero necessarie", ha detto. Cosa fosse nell'assoluto interesse della Svizzera e cosa abbia portato a profitti non è però stato analizzato. Zeugin ha dal canto suo aggiunto che la sofferenza non è sparita di colpo con la fine della guerra. "Per molte persone la fase più difficile della vita era appena cominciata". La ricerca sul periodo post bellico con le sue famiglie lacerate e le sue identità nascoste è in questo senso solo all'inizio. Gli obiettivi principali della commissione sono stati però raggiunti, ha sostenuto Kreis. C'è una fetta di popolazione che si è posta per la prima volta delle domande sul ruolo della Svizzera nella Guerra mondiale. "Il contributo in tal senso è stato fondamentale". La storia non può darci istruzioni precise sul futuro, ha proseguito Kreis. "Non siamo nella stessa situazione che nel 1945". In occasione di questo anniversario, si pone però la domanda, "quanto il destino della Svizzera dipende da forze esterne, e quanto ne dipenderà in futuro?". Una riflessione da fare, con uno sguardo al passato.