Svizzera
27mila frontalieri in disoccupazione
27mila frontalieri in disoccupazione
27mila frontalieri in disoccupazione
Redazione
9 anni fa
Tra di loro vi sono pure portoghesi e polacchi. In inverno tornano in patria e percepiscono le indennità svizzere

Lo sapevate che in Svizzera abbiamo pure dei frontalieri provenienti da Portogallo, Belgio, Polonia, Spagna e altri Paesi? E che questi hanno diritto alle indennità di disoccupazione quanto tornano in patria durante i mesi invernali?

Se non lo sapevate, leggete il Corriere del Ticino di oggi, nel quale viene svelata nel dettaglio questa curiosa situazione.

In breve si può dire che fino all'entrata in vigore degli accordi bilaterali con l'Unione europea venivano considerati frontalieri solamente i lavoratori che risiedevano in una zona di confine e che tornavano al proprio domicilio ogni giorno. Ma gli accordi hanno fatto decadere lo statuto di lavoratore stagionale. E quindi, "per ragioni tecniche" e "per evitare un'eccessiva burocrazia nel calcolo dell'assicurazione disoccupazione", come spiega un portavoce della SECO, coloro che lavorano in Svizzera durante i mesi caldi e tornano in patria durante l'inverno vengono ora considerati frontalieri.

Gli accordi con l'UE prevedono che ogni frontaliere che resti senza impiego ha diritto a tre mesi di disoccupazione (se ha lavorato meno di un anno, anche un solo giorno è sufficiente) oppure a cinque mesi (se ha lavorato più di un anno). Questa regola vale quindi anche per i lavoratori che una volta avremmo chiamato stagionali.

Nel 2015, spiega il CdT, su 27'000 frontalieri che hanno beneficiato della disoccupazione, circa 23'000 venivano dagli Stati confinanti, ma altri 1'680 dal Portogallo, 244 dal Belgio, 202 dalla Polonia, 106 dalla Spagna e così via.

La SECO fa notare che l'accordo è vantaggioso per la Svizzera. Oggi vengono versati agli Stati UE circa 200 milioni di franchi all'anno per la disoccupazione dei frontalieri, una cifra simile a quanto veniva riversato ai quattro Paesi confinanti prima dell'entrata in vigore dell'accordo, nel 2009, nonostante nel frattempo il numero di frontalieri sia aumentato.

Il CdT evidenzia tuttavia che la SECO ha sbagliato le sue stime: nel 2012 aveva infatti annunciato che la nuova ordinanza sarebbe costata alla Svizzera circa 100 milioni di franchi all'anno, la metà di quanto poi realmente verificatosi.

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