
Lo scorso anno sono pervenuti al Consiglio svizzero della stampa 130 reclami. Un numero in aumento rispetto al 2023 (104 casi) ma comunque lontano dalle cifre record contabilizzate negli anni della pandemia. In confronto al biennio 2020-2021 - in cui sono stati ricevuti rispettivamente 181 e 159 reclami - il loro numero si è di nuovo "stabilizzato ad un livello elevato, in linea con la media nel lungo periodo e con una tendenza all'aumento", scrive l'istanza di sorveglianza nel suo rapporto annuale pubblicato quest'oggi.
Solo un terzo dei reclami si è concluso con un rimprovero
La maggior parte dei reclami sono stati presentati contro media della Svizzera tedesca (106). In Romandia ne sono giunti 20 mentre nella Svizzera italiana solamente 3. In tutto, nel 2024 sono stati accolti interamente o in parte 21 di essi e ne sono stati respinti 32. Sono inoltre pervenuti 30 reclami ai quali non è stato dato seguito in quanto palesemente infondati, precisa il Consiglio svizzero della stampa. Dei 56 reclami evasi, quasi due terzi erano infondati e solo poco più di un terzo si è concluso con un rimprovero. "Ciò significa che le giornaliste e i giornalisti hanno lavorato correttamente in quasi due terzi dei casi oggetto di reclamo", sottolinea l'istanza di sorveglianza.
La crisi in Medio Oriente
Come l'anno precedente, il conflitto tra Hamas e Israele e le successive manifestazioni in Svizzera e in Europa sono stati oggetto di un'intensa copertura mediatica anche nel 2024. I reclami scaturiti dai servizi sulla crisi in Medio Oriente sono stati nel 2024 in tutto 21. Cinque reclami riguardavano invece la guerra in Ucraina, quattro avevano per oggetto reportage sul Covid e tre di essi vertevano sul tema della transessualità. Due reclami riguardavano oggetti di votazione (potenziamento delle strade nazionali e riforma della LPP).