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Ultimo valzer a Kitzbühel per Beat Feuz
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Thomas Schürch
un anno fa
Lo sciatore bernese disputerà oggi sulle nevi austriache la sua ultima gara. Piero Gros: “Ha lasciato il segno, lui è nato per fare questo sport”.

Tre medaglie olimpiche, tre podi mondiali, quattro Coppe del Mondo di specialità in discesa. Basterebbero questi numeri per descrivere la straordinaria carriera di Beat Feuz. Classe 1987, lo sciatore bernese si è affermato nel corso dei suoi 15 anni di carriera come uno dei migliori discesisti a livello mondiale. E proprio in una discesa, sulla mitica Streif di Kitzbühel, si esibirà oggi per l’ultima volta il 35enne. 

“È nato per fare questo sport”

Per descrivere Feuz e il suo percorso “non servono parole. Basta pensare a ciò che ha realizzato e a come l’ha fatto”, spiega a Ticinonews Piero Gros, ex sciatore e commentatore per la Rsi. “Parliamo di una persona dotata di un enorme talento e capace di gestire la sua vita da atleta in maniera semplice e umile, senza mai esagerare”. Un uomo “che ha lasciato il segno, nato per fare questo sport. Tra i migliori discesisti di sempre”.

Un predestinato

Vincitore di cinque medaglie ai Mondiali juniores (due ori e tre bronzi), Feuz ha saputo confermare il suo immenso potenziale anche tra i “grandi”. “Solo i fuoriclasse hanno questa continuità di risultati tra le differenti categorie”, rimarca Gros. “A me personalmente ha sempre colpito la dolcezza della sua sciata, leggera ma all’occorrenza aggressiva, e la facilità con cui interpretava i tracciati. Non mi viene in mente un’occasione particolare in cui mi ha colpito, ma semplicemente perché da un campione del suo calibro ti aspetti sempre che possa andare a podio”. Durante la sua carriera “ha corso diversi rischi, si è anche fatto male, ma ha sempre voluto riprovarci. Questa è una forza che non tutti hanno”. Per raggiungere certi risultati “bisogna anche faticare duramente. Diciamo che ci vuole un 50% di talento e un altro 50% di lavoro”.

Una carriera longeva

La scelta di gareggiare fino a 35 anni, in una disciplina come la discesa che presenta non pochi pericoli, può destare una certa sorpresa. “Una volta sicuramente si smetteva prima. A me ha stupito che lui abbia deciso di proseguire così a lungo, soprattutto dopo il matrimonio e la nascita dei figli, perché non è facile rimanere lontani dai propri cari”. È anche vero, però, “che oggi le compagne degli sciatori possono viaggiare con loro, stare al loro fianco e sostenerli. Trovo che sia un aspetto importante”.

L’eredità di Feuz

Quella che Feuz lascia allo sci svizzero è un’eredità notevole. Molti hanno ammirato le sue gesta in questi anni e possono ora ispirarsi a lui per provare a inseguire obiettivi prestigiosi. “È un grande esempio. La Nazionale Svizzera di oggi è completa, sia tra gli uomini sia tra le donne. Ci sono sciatori e sciatrici abili in tutte le discipline”. Il nome del momento è, naturalmente, quello di Marco Odermatt, “ma dietro di lui ci sono altri giovani interessanti che spingono per emergere”. Quella rossocrociata è inoltre “una squadra unita, compatta e lo si vede dall’atteggiamento tenuto durante le gare dagli stessi atleti svizzeri, i quali festeggiano i risultati e i successi dei propri compagni”. Questo “è fondamentale: nello sci si gareggia individualmente, ma si fa comunque parte di un team”.

“Spero di poterlo incontrare presto”

L’unico rimpianto di Piero Gros è di non aver conosciuto personalmente Beat Feuz. “Mi dispiace, perché trovo sia uno di quei personaggi da cui si può sempre imparare qualcosa”. L’auspicio “è di poterlo incontrare adesso, dopo il suo ritiro”.

 

 

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