
L’Argentina celebra la sua “tercera mundial”. I sudamericani portano a casa la Coppa del Mondo qatariota che sugli scaffali di Buenos Aires andrà a fare compagnia quella del 1978 e quella del 1986. L’Albiceleste di Scaloni premia così il popolo argentino che da settimane sogna la coppa facendo risuonare nelle strade di tutto il mondo le note di “Muchachos, ahora nos volvimos a ilusionar”. Nella finale di Lusail succede di tutto. Di Maria e Messi trascinano i compagni nel primo tempo dominando una Francia impalpabile. Nel secondo tempo Mbappé sale in cattedra e in due minuti riporta il risultato in parità. I due tempi supplementari non sono stati per i deboli di cuore: prima l’Argentina rimette la testa avanti con Messi, poi Mbappé manda tutti ai calci di rigore. I galletti, però, hanno da mangiarsi le mani: a tempo scaduto Kolo Muani, tutto solo, conclude direttamene su Emiliano Martinez. Ai rigori non c’è storia e Messi alza la terza Coppa del Mondo dell’Argentina nel cielo qatariota; esattamente là dove anche Diego Armando può accarezzarla.
Il dualismo Messi-Maradona
La “terza mondiale” è arrivata grazie a un Messi prodigioso. La Pulce, a suon di giocate roboanti, aggiunge l’ultimo tassello a quel suo palmarès già colmo di trofei. Mancava solo la Coppa del Mondo premio conquistato 36 anni prima dal suo indiretto pigmalione Maradona. Sì, perché è stato il mondiale in cui Messi non era solo il migliore calciatore del mondo a portare la sua nazione a vincere il premio più ambito, ma è stato il torneo che ha regalato alla Pulce il giusto riconoscimento di una carriera straripante. Non da ultimo, il trofeo alzato da Leo nel cielo di Lusail era il pezzetto di lana conclusivo di quel fil-rouge che collega il miglior calciatore del mondo del presente al miglior calciatore del mondo del passato.
L'eredità a Mbappé
Il Mondiale in Qatar è stata l’ultima occasione di Lionel Messi e di Cristiano Ronaldo per coronare una carriera da “greatest (player) of all time”. Il primo ne esce soddisfatto, mentre il secondo, a testa alta, applaude il suo diretto avversario di un’intera carriera e di un’epoca calcistica. L’eredità pesa e sembra difficile che qualcuno possa raccoglierla se non proprio quel ragazzino parigino che già all’età di 19 anni vince il Mondiale come comprimario di una nazionale fortissima e che quest’anno ci arriva molto vicino da assoluto protagonista e trascinatore. Kylian Mbappé non ha solo la fortuna di poter torreggiare nel calcio dei grandi senza la imponente presenza degli altri due giganti, ma potrà definitivamente affermarsi come il miglior giocatore dell’epoca p.M e p.CR (post-Messi e post-Cristiano Ronaldo).
Il Mondiale delle polemiche
Il Qatar è stato il Mondiale delle polemiche. Se n’è parlato tanto, a volte non abbastanza, a volte troppo tardi e a volte in maniera inconcludente. “Lo sport non deve essere mischiato alla politica” è la frase che negli ultimi anni risuona tra le varie argomentazioni di ogni evento sportivo. Non è così: la politica rientra dappertutto, sport compreso. Tant’è che Gianni Infantino ne fa anche il mantra di tutta l’edizione 2022 dei Campionati del Mondo, riprendendo le lotte LGBTQ+ e cercando di zittire i rigurgiti razzisti sottolineando i suoi sentimenti da “cittadino del mondo”. Non è l’unico. La sola presenza di Emmanuel Macron sul palco della premiazione accende i riflettori su di lui spostando il focus dalla cocente sconfitta della Francia sulla sua figura da leader politico. Infine, questo è stato il mondiale del Qatar, trofeo non vinto sul campo erboso, ma trionfato, ahimè, dal punto di vista politico-sociale. Alla cerimonia conclusiva Messi indossa impacciatamente controvoglia il Bisht, abito tipico qatariota. Nulla di male, ma è un dato di fatto che nel momento più importante dell’evento e della carriera del più grande calciatore della storia, gli sceicchi del Medioriente sono riusciti a metterci qualcosa di loro. Mossa sicuramente legittima, ma assolutamente astuta. D’altronde la finale dei mondiali non è stata venduta come la sfida tra Messi e Mbappé, i due emblemi di Argentina e Francia; e proprio questi due calciatori non rappresentano il Paris Saint Germain, ricca squadra di un presidente qatariota? Ai posteri le ardue sentenze. Nel frattempo inizia il countdown per i prossimi Campionati del Mondo in Nordamerica, altro luogo in cui il calcio è in fase crescente. Vi dice qualcosa?