
Due giorni dopo la tragedia di Shoya Tomizawa addetti ai lavori e piloti sono ancora scossi dalla perdita di un pilota che si era fatto amare nel paddock in questi due anni di partecipazione al campionato del mondo. E mentre si discute ancora delle motivazioni che non hanno portato all’interruzione della corsa ed il nascondere per oltre un’ora quanto molti già sapevano, persone vicine a Tomi e le istituzioni hanno deciso di ricordare il 19enne pilota di Chiba. La Federazione Motociclistica giapponese ha rilasciato un comunicato su quanto accaduto: il presidente Akira Takano ricorda Tomizawa come il pilota ad aver vinto la prima storica gara della classe Moto2, amico di tutti e sempre dedito al promuovere il movimento motociclistico giapponese. "Preghiamo per lui e per la sua famiglia“, si legge nella nota stampa.A ricordare Shoya ci ha pensato anche la Honda, che lo ha “allevato” seguendolo sin dai primi esordi nella classe 125: "Siamo molto rattristati da questa notizia", ha detto Shuhei Nakamoto, vice-presidente HRC."“I nostro pensieri sono per la famiglia e gli amici di Shoya. Abbiamo perso un giovane pilota ed un talento per il futuro: Shoya aveva lo spirito del combattimento, ci mancherà". Intanto l’ex pilota professionista luganese Marco Tresoldi, che ieri ha detto la sua “a caldo” sulla vicenda, torna oggi a commentare i fatti, ma fornendoci ulteriori dettagli. “Anzitutto voglio precisare che, quando dicevo che la direzione di gara ha fatto bene a non fermare la gara, c’è stata un’incomprensione. Io intendevo infatti che nel momento esatto dell’incidente i commissari e i direttori gara secondo me hanno agito correttamente non interrompendo la gara in quanto cosi facendo si è potuto guadagnare eventuali secondi preziosi nel tentativo di salvataggio della vita di Tomizawa. Mi spiego meglio, soprattutto per chi non conosce i regolamenti della MotoGp: senza bandiera rossa i commissari, sul posto dell’incidente possono intervenire immediatamente con un “corto”. Fornendo soccorsi istantanei al pilota e mettendolo in sicurezza a gara ancora in svolgimento. Nell’eventualità di bandiera rossa prima di tutto bisogna attendere il comunicato dei direttori gara. E per questo possono passare anche più di 30 secondi. Inoltre per regolamento bisogna attendere che i piloti in gara finiscano il giro completo… e a Misano il giro dura circa 2 minuti. Quindi prendendo la decisione di non interrompere la gara i direttori hanno guadagnato quasi 2 minuti e 30 secondi a favore del pilota. Secondi preziosi. Che avrebbero potuto aiutarlo. E questo mio pensiero è stato anche confermato dalla dichiarazione del dottor Costa, il responsabile della clinica mobile”. “Sulla vicenda di interrompere le gare – prosegue Tresoldi - e in questo caso parliamo solo della MotoGP in quanto la Moto2 era terminata con il pilota clinicamente ed ufficialmente ancora in vita, la situazione è ancora diversa. Penso infatti che la gara del MotoGP andava annullata in rispetto del povero Tomizawa”. “Detto questo – conclude Tresoldi - vorrei però sollevare un ultimo punto: l’ufficialità della morte del povero pilota giapponese è arrivata alle 14.20, in pratica a metà gara della MotoGP. Ma alcuni piloti MotoGP sapevano già prima di partire che Tomi era morto. E questo è senza dubbio un motivo in più a sostegno della tesi che la MotoGP non doveva nemmeno partire”.
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