
Dopo anni di silenzio, Manuele Morelli è tornato a parlare in questi giorni.Da ex presidente del Bellinzona, alla cui guida conquistò la promozione in Super League e da proprietario della sede del club granata a cui il presidente Gabriele Giulini deve ancora cinque mensilità.Senza peli sulla lingua, con la schiettezza dei vecchi tempi, Manuele Morelli affronta qui sotto il tema caldo di questi giorni: le difficoltà finanziarie del Bellinzona senza evitare il suo rapporto con il presidente Giulini, suo successore.Morelli, si aspettava questi problemi? "Assolutamente no, ho sempre ritenuto la solidità finanziaria il punto forte della gestione Giulini". Pensa siano problemi passeggeri o esiste un malessere di fondo? "Penso e mi auguro vivamente si tratti di un problema passeggero e che il Presidente ricapitalizzi al più presto come dichiarato in queste ore". Secondo Lei da cosa derivano questi problemi? "Da un’errata pianificazione della liquidità immagino e da un budget faraonico". Deve cinque mensilità d’affitto anche a Lei: preoccupato? "Ho sentito più volte le collaboratrici della Società in sede ma fino ad ora ho ottenuto solo promesse di pagamento purtroppo. Ho ancora qualche giorno di pazienza dopo di che mi vedrò costretto all’incasso per via esecutiva in quanto il contratto di locazione costituisce un palese riconoscimento di debito. Mi auguro vivamente per tutti però di non dover giungere a tanto e quindi aspetto fiducioso". Cosa trova di sbagliato nella pianificazione di Giulini? "Il costo di una squadra di questo livello è veramente importante, enorme per la categoria… Occorre pianificare per bene le varie entrate per non trovarsi in simili situazioni di carenza di liquidità. Certo più facile a dirsi che a farsi". Cosa ha fatto Giulini di buono e cosa invece di sbagliato a Bellinzona? "Di buono ha dato sicuramente, tranne che per l’attuale crisi, solidità finanziaria. Errori ahimè parecchi a mio modesto parere: rose troppo ampie, troppi cambi d’allenatore, mancato rinnovo a Petkovic che voleva assolutamente rimanere e che non chiedeva certo la luna (una persona ricca vicina al Club avrebbe volentieri versato la differenza quale gesto di sostegno), troppi cambi di membri del CDA, troppe attività accessorie per i calciatori, troppe affrettate promesse circa il nuovo stadio, troppe promesse al Biasca, troppa fiducia data a troppi direttori o uomini presunti fidati, troppa smania di protagonismo". È così difficile gestire una società di calcio in Ticino? "È molto difficile in quanto la realtà economica è quella che è e “mettere assieme” il budget è ardua impresa un po’ per tutti immagino. La dispersione di forze è inoltre importante". Quando Lei era presidente non ha mai avuto problemi economici? Ha sempre pagato in tempo gli stipendi? "Fortunatamente gli stipendi sono sempre stati pagati regolarmente. Il nostro era un budget ben più modesto e, nonostante un ottimo marketing sulla piazza, dovevamo ricorrere alla valorizzazione di giovani calciatori per far quadrare i conti e Marco Degennaro in questo, per usare un’espressione a lui cara, era davvero “tanta roba”". Qualcuno può pensare che Lei critici Giulini perché ha un po’ il dente avvelenato. "Di certo non mi è piaciuto come ha acquisito la maggioranza del club ma ora è inutile recriminare. Occorre guardare avanti ed augurare alla squadra lunga vita. Sono comunque felice di aver lasciato in quanto con il mio carattere libero ed indipendente non avrei mai potuto collaborare serenamente con lui. Sono rimasto tifoso della squadra che seguivo fin dall’infanzia e questa situazione mi fa male". Come vi eravate lasciati? "Non malissimo come s
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