
Luca Cereda parla ai microfoni di Ticinonews della situazione della sua squadra nel preseason e con il debutto del campionato alle porte analizza il roster a disposizione, tra nuovi arrivi e vecchie conoscenze. Il mister dei biancoblù chiarisce anche il periodo in cui ha scelto di rinnovare con la società leventinese: "Ci abbiamo pensato a lungo e abbiamo veramente messo tutti gli argomenti sul tavolo assieme al nostro consiglio d’amministrazione e una volta che siamo ripartiti c’era talmente tanto da fare e rimaneva poco tempo per riflettere" E ancora, "da parte di nessuno c’è stato un ultimatum, né da parte mia né da parte del CDA. Era arrivato il momento giusto per fare una riflessione dopo 6 anni: dovevamo fermarci e mettere sul tavolo tutte le carte e vedere a che punto eravamo. Una volta che abbiamo capito che tutti avevamo la voglia di continuare e restare assieme allora siamo ripartiti. Come in tutte le famiglie ci sono momenti più belli, semplici ed euforici e altri momenti in cui bisogna stringere i denti, chiudere le orecchie, abbassare la testa e trovare delle soluzioni", ribadisce Cereda.
Luca Cereda sul settimo straniero
"L’idea di prendere questo settimo c’è da un po’", ricorda il mister dei leventinesi. "Non abbiamo ancora trovato un profilo che ci convince a fondo, né una posizione. L’idea è quella che il settimo deve essere qualcuno che ci fa fare un passo avanti, non solo un numero. In questo momento devo dire che quello che abbiamo visto nel campo d’allenamento ci piace. In diverse cose abbiamo fatto passi avanti e quindi non abbiamo ancora trovato quello profilo che ci fa impazzire".
Di padre in figlio
L'allenatore ticinese chiarisce anche la sua posizione sull'idea di prendere Éric Landry come assistant coach e Manix Landry come giocatore: "Abbiamo discusso apertamente di questa cosa. Il rapporto padre-figlio è un po’ diverso da datore di lavoro e dipendete. Era qualcosa che si doveva affrontare. Il vantaggio è che loro l’hanno già convissuto nella Quebec Major Junior League ed è andato bene. Sia il papà che il figlio hanno avuto dei buoni risultati: questo ci ha lasciato bene sperare. Conoscendo Eric sia da giocatore prima e da allenatore poi nei Rockets sappiamo che è uno abbastanza diretto e che non si fa problemi con chi si ritrova davanti, che sia il figlio, che sia il veterano che sia il giovane", ricorda Luca Cereda.
Il caso Zwerger
La stagione tribolata di Zwerger dell'anno scorso ha permesso sia all'austriaco sia a Cereda di ritornare ancora più forti e l'allenatore dei biancoblù ne è convinto: "Ha vissuto un anno molto difficile. Ho intravisto dei pezzi di un documentario che uscirà a settembre dove probabilmente chi è un po’ esterno capirà cosa ha vissuto lui. Dopo i Mondiali si è preparato bene: è arrivato in forma, motivato. L’ho visto molto concertato, da ragazzo molto scherzoso l’ho visto focalizzato. Sa anche lui che è un’annata importante, non solo per la relazione Ambrì-Zwerger, ma anche per la sua carriera. Purtroppo, ora ha trovato un altro ostacolo davanti a lui. Quanto ha vissuto l’anno scorso lo aiuterà adesso: nel non mollare e nel continuare a lottare contro il destino", conclude il mister leventinese.
L'importanza di Spacek
"Per noi è una parte importante della nostra squadra", ricorda Luca Cereda, "l’anno scorso ha avuto una buona stagione, ma secondo me può crescere ancora e ottenere il massimo del suo potenziale. Come giocatore non è solo unidimensionale a livello di powerplay, ma gioca a tutta pista. Ha qualità di gioco e fisiche che possono permettergli di fare uno step superiore".
"Vogliamo cercare di evolvere"
Sull'imminente inizio di stagione e sul futuro Luca Cereda analizza la sua squadra e il potenziale che può avere nei mesi a venire: "È un nuovo inizio e lo vuole essere anche per me. Vogliamo evolverci un po’ e modificare alcune cose. Per me è questo: fare dei passi avanti come club, come gruppo, come squadra, come staff, ma anch’io individualmente. Per me la parte principale è avere qualcosa in testa che intravedo, che vorrei fare e sarò soddisfatto quel giorno che percepisco di averla trasmessa. L’Ambrì deve rimanere e vogliamo rimanere una squadra che gioca in maniera aggressiva, che toglie tempo e spazio. Sicuramente allo stesso tempo vogliamo cercare di evolvere un pochino quello che siamo noi", conclude Luca Cereda, allenatore dell'Ambrì-Piotta.