
Il nuovo acquisto del Lugano Mario Kempe si presenta nella sua prima intervista lunga ai microfoni di Ticinonews: "Mi chiamo Mario Kempe, sono svedese. Vengo da Stoccolma e sono un centro. Ho 35 anni e in carriera ho giocato in Nordamerica, in Svezia e in Russia. Adesso non vedo l’ora di scoprire il campionato svizzero".
L'onore a Kempes
"Mario non è un nome tipicamente svedese, l’ha scelto mio padre. A lui piaceva il calcio ed era tifoso di Mario Kempes. Siccome facevo “Kempe” di cognome, mi ha chiamato Mario in suo onore. Kempes ha vinto il Mondiale nel 1978. Io invece sono nato nel 1988. Mi ha spiegato dopo perché mi ha chiamato Mario. A me piace! È bello avere il nome di un giocatore così forte. No, non tifo Argentina. Mio nonno è spagnolo, quindi se non gioca la Svezia simpatizzo per gli spagnoli".
L'amore per l'hockey
"A me piacciono le belle partite, di solito, chi vince mi importa poco. Quando ero giovane ho giocato anche a calcio, ma l’hockey aveva qualcosa di speciale che mi piaceva di più. Non è stato difficile abbandonare il calcio perché ero più forte sul ghiaccio. È uno sport fatto per me: veloce, intenso e fisico. Posso dire che è stata una scelta piuttosto facile. Mi sono innamorato dell’hockey molto giovane. Guardavo già le partite di hockey quando avevo 3-4 anni. Ci sono diversi video di me che gioco con un bastone in casa quando ero giovanissimo. Insomma, me ne sono innamorato sin dalla nascita. Ero un bambino molto vispo, mi piaceva fare sport. Non avevo problemi a scuola ma preferivo uscire a fare sport. Quando avevamo una pausa, correvo fuori a giocare a calcio o hockey".
L'identikit hockeistico
"A Lugano ho preso la numero 18, non c’erano tante possibilità. Mi ricorda mia figlia più grande che è nata nel 2018. È un numero che per me ha un significato. Sul ghiaccio sono un centro “two-way”, so difendere e mi piace aiutare in attacco. Sono veloce e uso il mio “hockey IQ” per potermi posizionare bene. Nello spogliatoio invece mi piace parlare ma sono molto tranquillo. Mi piace stare con la squadra, ma non sono molto rumoroso".
Un uomo sportivo a 360°
"Fuori dall’hockey, mi pace giocare a golf, mi rilassa. Guardo anche tanto calcio. Sono tifoso del Djurgården, una squadra svedese. Ma mi piace anche il Manchester United. Quando ero piccolo avevano giocatori fortissimi: Beckham, Keane, Scholes… Quando ero giovane, quella squadra mi piaceva molto. Ma la mia squadra del cuore è il Djurgården. Mi piace anche l’arte; dipingo. Così non penso sempre all’hockey. Non ero tifoso di una squadra di hockey ma mi piacevano i giocatori. Per esempio: Forsberg, Lemieux, Sundin. Non è stata una squadra a farmi innamorare ma i giocatori. Mi piacevano i russi, come Pavel Bure. Lui volava! Mi piacevano i giocatori veloci ed esplosivi".
"Non vedo l'ora di iniziare con il Lugano"
"Nel 2022 giocavo in KHL e mi sono infortunato ad un ginocchio. Mi sono fatto operare e ho ricevuto offerte dalla Svizzera. Ma ho preferito tornare a casa in Svezia. Potevo arrivare in Svizzera due anni fa. Poi in Svezia sappiamo com’è andata… Io e il Lulea abbiamo deciso di rescindere il contratto. Il Lugano mi voleva e ne avevo sentito solo del bene. Ora sono felice di essere qui e di poter aprire un nuovo capitolo. Stavo trattando con il Lulea da diverse settimane per rescindere il mio contratto. Sapevo che il Lugano mi voleva e io volevo venire qui. Ho aspettato quasi due settimane per mettere tutto a posto. Fa piacere lasciare questa brutta esperienza alle spalle. Non vedo l’ora di iniziare a giocare qui a Lugano".
L'addio al Lulea
"Con il Lulea è stata dura. Non bisogna credere tutto quello che è stato detto e scritto. Io non ho detto niente per rispetto, ma io là non ero felice e abbiamo trovato un accordo per separarci. Loro volevano soldi ma a me andava bene, non volevo giocare lì. Adesso questa storia è alle mie spalle e sono sollevato. È difficile accettare quello che si è detto su di me, ma ho 35 anni e so che i tifosi si possono arrabbiare. Anch’io sono un tifoso. Quindi posso anche capire il loro comportamento. Ma la mia famiglia e i miei amici contano di più, sanno che cosa è successo veramente. Dico spesso: “Mi interessa l’opinione di chi ha il numero di telefono”. L’opinione di chi non ha il mio numero non mi interessa. Ma ora sono qui e non vedo l’ora".
Le impressioni sul Lugano e Lugano
"Conosco bene Fredrick Pettersson e Linus Klasen. Non ho parlato con loro ultimamente. Ma mi hanno sempre parlato in bene di Lugano. Ne abbiamo parlato in Nazionale. Sono rimasti a lungo qui. Anch’io ho guardato! Ho cercato informazioni su internet. I tifosi sono impressionanti. La città è bellissima! Sono nel posto migliore. Come ovunque, magari durante la Regular Season i tifosi non sono al 100%. Ma ho sentito che qui l’atmosfera è incredibile, soprattutto i derby. Non vedo l’ora di giocarne uno. Adesso arrivano le partite importanti. L’obiettivo è entrare nelle prime 6, poi possiamo giocarcela nei playoff. Abbiamo tanti infortunati, ma mi hanno trovato un posto in spogliatoio. Spero che qualcuno potrà tornare presto per aiutare la squadra. Non ho guardato tantissime partite ma siamo una squadra forte. Contro lo Zugo abbiamo dominato il secondo tempo. Quando torneranno gli infortunati, potremo battere chiunque. Sono convinto che questo lo pensano tutti".
E il debutto?
"Gianinazzi è più giovane di me? Non ci penso molto. È intelligente e abbiamo la stessa visione dell’hockey. Contro lo Zugo non ho giocato. Lo avevamo decise insieme. Mi ero allenato solo una volta ed ero ancora un po’ arrugginito. Trovare ghiaccio a Stoccolma a Natale non è facile. Abbiamo deciso di farmi debuttare venerdì e sabato. Adesso sto bene fisicamente, anche il ginocchio è a posto. Sono in forma e non vedo l’ora di scendere sul ghiaccio".
Il sogno NHL
"Il mio sogno è sempre stato di giocare in NHL. Da adolescente ho deciso di andare in Canada e mi hanno draftato. Ai tempi era raro fare subito il passo in NHL, quindi, sono tornato in Svezia per qualche anno. Poi ho ricevuto una bella offerta dalla KHL e ho deciso di fare un cammino più lungo. Non pensavo più alla NHL, ma dopo un paio di stagione, Arizona mi ha voluto. Ho deciso di provarci e di andare lì a 28 anni. Ce l’ho fatta, ho giocato una stagione intera in NHL, poi… Sono tornato in Europa avendo realizzato il mio sogno. Ora gli stimoli sono altri, ma mi piace sempre giocare a hockey. Ci sono ottimi campionati in Europa, e quello svizzero è uno dei migliori. Ho giocato in tante leghe. Ovviamente, in America, le piste sono più piccole. Il gioco è più fisico, più intenso. La lega russa è competitiva ma c’è troppa differenza tra le grandi e le piccole squadre. Certe partite di KHL sono dello stesso livello di partite internazionali, come il Mondiale. Ho tanta esperienza e questo mi aiuterà qui. Penso di potermi adattare in fretta all’hockey svizzero. Entrare in NHL a 28 anni è difficile, ma anche stimolante. Sapevo che avrei preso un posto se ne avessi avuto l’occasione. Sono felice di aver potuto realizzare il mio sogno. La mia prima partita era incredibile. Eravamo a Las Vegas per la prima partita della loro storia. La prima pattinata sul ghiaccio è stato un momento speciale. Sapevo di avercela fatta. Anche il primo gol era importante, ma mi ero abituato alla lega. Non ero una stella della NHL, giocavo in 3° o 4° linea. Sapevo che sarebbe stata dura rimanere nella lega con i giovani che spingono".
Il ritorno in Europa
"Ho ricevuto una buona offerta dalla Russia e sono tornato in Europa. Lì mi sono infortunato al ginocchio due anni fa. Dopo l’operazione e la riabilitazione stavo bene. Il Losanna aveva bisogno di uno straniero e mi hanno fatto visitare la città. Non potevo ancora giocare, mi mancava un mese di riabilitazione. Quindi il Losanna ha preso qualcun altro e io sono andato al Lulea. La città era bellissima! Ma mi hanno detto che in Svizzera non ci sono posti brutti. Ma Lugano ha qualcosa di speciale. Non ero in Russia quando è scoppiata la guerra. Colpa del mio infortunio ero in Svezia e negli USA per il ginocchio. Ho due figli e non sapevo come sarebbe stato tronare lì con la famiglia. È per questo che avevamo deciso di andare in Svezia, al Lulea".
I rapporti con la famiglia e... con il fratello
"La mia famiglia mi aiuta e mi faranno visita a Lugano. Non verranno a vivere qui perché ho firmato solo per questa stagione. In futuro valuteremo. Se rimarrò in Svizzera, verranno anche loro. Rimanere in Svizzera è il mio obiettivo. Da quello che ho sentito, è una lega che mi dovrebbe corrispondere. Mio fratello? Gli ho quasi insegnato tutto perché ho 8 anni in più. Farlo diventare più forte di me era un mio obiettivo. Sono felice che lo sia diventato e che stia bene a Los Angeles. All’inizio non era un mio “progetto”, anzi, lo mettevo in porta. Faceva il portiere, così gli potevo tiare addosso. Poi ho capito che era forte, mi seguiva sempre in pista o agli allenamenti. Gli ho insegnato un po’ di cose diciamo. Ma adesso quello forte è lui, quindi, tocca a lui insegnare a me. Quindi il giovane Mario non era un grande direttore sportivo?” Ma come? “Certo che lo era!” Ma l’hai fatto giocare in porta? “Sì, è vero, però ha imparato a fare i “block shots”. È tutta esperienza in più!"
"Possiamo battere chiunque in questa lega"
"Non mi piace fissare obiettivi personali. Voglio fare bene con la squadra, entrare nelle prime 6. Penso che possiamo battere chiunque in questa lega. Vogliamo vincere il campionato e io voglio aiutare la squadra a vincere. Anche giocare il Mondiale potrebbe essere un obiettivo, anche se è difficile. Se la Nazionale mi chiamerà, accetterò sempre. Gli svedesi sono orgogliosi della loro Nazionale. Se mi chiamano accetterà subito. Una medaglia è sempre bella in un palmarès. Esatto, non sarebbe male".