Hockey
Justin Schultz: "Potrei chiudere a Lugano la mia carriera"
Redazione
6 mesi fa
In una lunga intervista a Ticinonews Sport il nuovo acquisto del Lugano racconta il suo approdo in bianconero e la sua lunga esperienza in NHL.

Era il 23 ottobre quando il Lugano ha annunciato il nuovo acquisto straniero per la difesa. Justin Schultz porta sulle rive del Ceresio l’esperienza della NHL per la retroguardia bianconera. Dopo le ultime, per niente entusiasmanti, prestazioni di Carl Dahlström, Luca Gianinazzi avrà un’altra freccia straniera da utilizzare. Ma chi è Justin Schultz? A Ticinonews Sport il canadese si è raccontato, tra hockey giocato e vita privata a 360 gradi.

Che tipo di giocatore sei?

"Sono un difensore offensivo. Mi piace portare il disco e partecipare alle azioni offensive. Mi occupo sia dell’attacco, sia della difesa".

E fuori dal ghiaccio che persona è Justin Schultz?

"Sono un ragazzo felice e solare. Non mi piace essere serio in spogliatoio. Fuori dal ghiaccio mi piace divertirmi. Quando sono in pista penso solo all’hockey, ma dopo questa intervista andrò a godermi la città. Lugano è un buon posto per sperimentare cose nuove".

Come mai hai scelto di venire a giocare nel Lugano?

"Ho sempre desiderato venire a giocare in Svizzera. Qui si vive bene, è ideale per me e per la mia famiglia. È un hockey diverso in confronto a quello americano. Per me Lugano è un’ottima opportunità, anche perché avevo già amici in squadra. La città è bella e la squadra è forte. Ripeto, per noi, venire qui è una bella opportunità".

Qual è stata la tua prima impressione di Lugano?

"La città di Lugano è veramente stupenda. Dal mio appartamento ho una vista magnifica: vedo sia il lago che le montagne. È bello svegliarsi ogni mattina in mezzo a tutto questo. La pista è bella, la superficie di gioco è superiore a quella che conosco solitamente io. Sono qui solo da una settimana, ma direi che è stata ottima".

Le piste europee esaltano il tuo gioco rispetto a quelle nordamericane?

"Giocare sulle piste europee dovrebbe essere un vantaggio per le mie caratteristiche. Avrò più tempo per portare avanti il disco e partecipare alle azioni offensive. Con il ghiaccio più grande potrò creare più occasioni".

Quale sarà il tuo ruolo in squadra?

"Il mio ruolo sarà quello di un difensore a tutta pista che deve dare il massimo anche in fase offensiva. Abbiamo tanti attaccanti di qualità, occorre solo dare loro il disco. Sto ancora imparando perché ho fatto solo un allenamento. Mi sto preparando per la nostra prossima partita. Non conosco bene le regole sul numero di stranieri a disposizione, quindi non so se ci sarà concorrenza tra me e Dahlström. Questo è un buon gruppo di amici, quindi l’importante è solo dare una mano e vincere le partite".

È stato difficile lasciare la NHL?

"No, perché ho sempre voluto giocare in Europa. Io e la mia famiglia amiamo il vecchio continente e siamo contenti di essere in Svizzera. Come ho detto prima, è una buona opportunità e siamo felici di essere qui".

Arrivando dalla NHL senti un certo tipo di pressione?

"Non sento la pressione di dover essere “salvatore della patria”. Non ho ancora disputato una partita. Sono abituato a giocare in NHL, quindi non dovrebbero esserci differenze. Farò del mio meglio e darò tutto per la squadra".

Hai ricevuto altre proposte dal Nordamerica o pensi di rimanere a Lugano?

"Sì, ho ricevuto un paio di proposte dalla NHL, ma non mi piacevano, così mi sono detto che venire in Europa era la cosa giusta da fare. Adesso vediamo come andrà la stagione, al resto penserò più tardi. Penso solo a questo campionato e spero che faremo bene: succederà quel che succederà. Restare a Lugano potrebbe essere un’ipotesi gradevole. Potrei anche chiudere qui la mia carriera, ma ora è troppo presto per decidere".

Quali differenze hai notato tra l’hockey svizzero e quello nordamericano?

"La prima differenza tra la NHL e la Svizzera che ho notato è ovviamente il ghiaccio. Qui c’è più spazio, si gioca maggiormente con il disco sul bastone. Per me è un vantaggio, anche se mi sono allenato una volta sola con la squadra".

Sei pronto per giocare?

"Per venerdì dovrei essere al top per iniziare la mia stagione. Anche se non gioco dalla primavera, ho continuato ad allenarmi. È il momento giusto per riprendere a lavorare con una squadra. Come detto, mi sto adattando allo stile di gioco e per venerdì sarò pronto".

Quali sono state le prime impressioni della squadra e dei tuoi compagni?

"La squadra mi ha accolto molto bene. È un bel gruppo di ragazzi. Conoscevo già Mark Arcobello e Daniel Carr. Mi hanno aiutato molto, sia per integrarmi in squadra, sia per scoprire la città. Insomma, non vedo l’ora".

Avrai un allenatore più giovane di te. Cosa ne pensi?

"Gianinazzi è più giovane di me? Non lo sapevo! Non cambia nulla. Lui è l’allenatore, io sono un giocatore. Il fatto che sia più giovane non modificherà mai questo rapporto. Non abbiamo ancora parlato del mio utilizzo in powerplay. Se Gianinazzi decidesse di impiegarmi anche in quella situazione, darò volentieri una mano alla squadra. È una posizione che ho ricoperto spesso in NHL. Qui il ruolo è un po’ diverso, mi ci devo abituare, ma se lo dovessi ottenere, aiuterò la squadra".

A Lugano ritrovi Arcobello…

"È bello ritrovare il mio vecchio coinquilino Arcobello. Il mondo dell’hockey è piccolo. Sono passati tanti anni. Il fatto di rivederlo mi dà quasi l’idea di aver passato insieme gli ultimi 9-10 anni. È un piacere rivederlo e poter tornare ad essere compagni di squadra. Prima di firmare qui, ho parlato con lui. Mi ha descritto in maniera positiva la città e la squadra. Insomma, mi ha aiutato molto".

Cosa ne pensi dell’ambiente alla Cornèr Arena?

"Ho visto Lugano-Ginevra settimana scorsa e l’atmosfera era molto bella. Non avevo mai visto una cosa del genere, con dei cori per tutta la partita. Avevo anche bisogno di vedere dal vivo come si gioca qui. Volevo imparare qualcosa in più prima di essere buttato nella mischia. Sapevo che in Europa i tifosi delle squadre di hockey assomigliano a quelli del calcio, ma non avevo capito cosa significasse davvero prima di vederlo dal vivo. Così le partite mi piacciono di più".

Pensi di essere il miglior difensore del campionato?

"Ho giocato contro Vatanen in NHL. È un giocatore straordinario, molto bravo con il disco, ha un buon tiro e in attacco fa la differenza. Io penso solo a far vincere il Lugano. Non mi interessa come, voglio solo vincere, non paragonarmi con altri giocatori".

Hai già conosciuto Calvin Thürkauf?

"Settimana scorsa ho pattinato con Thürkauf. Abbiamo potuto chiacchierare e uscire un po’ insieme. Mi ha portato lui a vedere Lugano-Ginevra. Mi ha aiutato e supportato molto fin da subito. Non vediamo l’ora di vederlo sul ghiaccio con noi".

Il derby è il momento più atteso della stagione. La rivalità è molto sentita, sei pronto?

"Ho già sentito parlare del derby, mi hanno raccontato di questa grande rivalità. Non la conosco ancora bene, ma so che sarò a mio agio. Per ora, però, penso solo a farmi trovare pronto per la mia prima partita".

Sarai un leader nello spogliatoio?

"No, non mi sento un leader in questo spogliatoio. Spero che potrò avere questo ruolo in futuro. Tuttavia, per ora, tutti conosco l’hockey svizzero meglio di me. In questo momento sono io a dover imparare da loro e mi stanno dando una grande mano. Tutti hanno un modo diverso di essere leader".

Parlaci un po’ della NHL…

"Ho giocato con Sidney Crosby, Connor McDavid e Alexander Ovechkin. Hanno in comune una grandissima voglia di vincere. Per loro, l’unica cosa che conta è vincere le partite. Per fare ciò, sarebbero disposti a tutto. Questa cosa l’ho imparata da loro tre. Chi è il più forte tra loro? Beh, ho vinto due Stanley Cup con Pittsburgh. Sarò un po’ di parte, ma per me il migliore è Crosby. È un grande leader, è semplicemente un vincente. È stato divertente giocare con lui".

Quale valore ha l’hockey in Canada?

"In Canada non hai molta scelta, ti mettono sui pattini prima che tu sappia camminare. Da piccolo giocavo sempre a hockey, mi piaceva tantissimo. Giocavo all’aperto e sognavo di diventare un giocatore di NHL. Sono stato fortunato, ho potuto realizzare questo sogno. Che squadra tifavo da bambino? I Vancouver Canucks. Mi ricordo la finale del 2011 contro Boston, ero ancora al College negli USA. Ho potuto vedere la partita decisiva, non è un bellissimo ricordo".

Sei andato poi a vivere negli Stati Uniti…

"Nel 2009 sono andato a vivere negli USA, è stato un grande cambiamento per me. Non vivevo più con i miei genitori ed ero lontano da casa, però quei tre anni sono stati tra i più belli della mia vita. Mi sono divertito tanto, giocavo molto bene. Non rimpiango di aver fatto questo salto. Prima del College, non pensavo di poter giocare da professionista. A dire il vero non ci ho mai pensato prima di diventarlo a tutti gli effetti. In quel periodo pensavo solo a divertirmi sul ghiaccio. Mi dicevo: “Succederà quello che deve succedere”.

E poi l’approdo in NHL…

"Nel 2008 sono stato draftato da Anaheim, non me l’aspettavo onestamente. Essere chiamato, e così in alto, è un sogno da bambino. Ho potuto godermi quel giorno con la mia famiglia. È stato fantastico. Non ho mai giocato per Anaheim, stavo vivendo un periodo un po’ movimentato. Il mio agente mi ha illustrato un’altra sede: a Edmonton mi avrebbero fatto giocare subito in NHL. Ora come ora, non so se rifarei questa scelta. Però, come ho detto prima, non ho rimpianti".

Raccontaci di Edmonton…

"Edmonton è incredibile, è una franchigia leggendaria. Aver potuto giocare per questa squadra in Canada è stato un onore. Là, i tifosi vanno matti per la loro squadra. È stata una bella esperienza e sono fiero di averci giocato. La mia prima partita? Ero proprio contro Vancouver., la franchigia più vicina a dove sono nato e cresciuto. È stato divertente poter debuttare ‘a casa mia’. Era nell’anno del lock-out e abbiamo iniziato a giocare a metà stagione. È successo tutto molto in fretta, ma è stato incredibile".

E allora per chi tifava la tua famiglia?

"Sono diventati tifosi degli Oilers appena ho firmato a Edmonton. Diventano i primi tifosi della squadra dove gioco. Ma dovete chiedere a loro se è stato facile tifare per me quella sera. Il primo gol invece era in casa contro San Jose. Era una rete in powerplay".

Cosa ti ricordi dei primi momenti in NHL?

"Durante il lock-out ho giocato a Oklahoma, in AHL, una squadra molto molto forte. Arcobello era il top-scorer, poi c’erano Nugent-Hopkins, Taylor Hall, Jordan Eberle. Ho giocato anche con Teemu Hartikainen. Questi ragazzi mi hanno reso la vita piuttosto facile nel mio primo anno da professionista".

Poi hai vinto la Stanley Cup…

"Nel 2016 sono stato ‘tradato’ a Pittsburgh. Me l’aspettavo. Era la mia peggior stagione personale e Edmonton era una delle squadre peggiori della lega. E invece a fine stagione ho alzato la Stanley Cup con i Penguins. Un gran bel cambiamento! Posso solo essere felice di essere stato mandato là in cambio di una terza scelta. Non so se si è rivelato essere uno dei ‘trade’ peggiori della storia. Non giocavo bene ed era ovvio che bisognava cambiare qualcosa in squadra. Alla fine, sono stato fortunato di poter giocare per franchigie forti con grandi giocatori. Quando sono arrivato a Pittsburgh, ho sentito subito che quel gruppo poteva vincere. Ho fatto il massimo per potermi integrare al più presto. Ho potuto dare una mano e siamo stati abbastanza forti per vincere il titolo. Dopo il primo anno è stata dura, l’estate è stata molto corta. Non abbiamo avuto molto tempo per preparaci alla stagione successiva. Il secondo anno è stato molto complicato anche a livello motivazionale, ma vincere per il secondo anno di fila è stato ancora più bello e dolce. Conquistare il ‘back-to-back’ è stato incredibile. Ho fatto punti in tutte e due le partite decisive vinte, ma per me non contava. Io volevo solo vincere, non mi importava fare punti o meno. Sono orgoglioso del mio percorso e delle mie stagioni a Pittsburgh. Con quel gruppo siamo amici per la pelle. Siamo campioni per sempre. Da Pittsburgh sono poi andato dai rivali, Washington. Ero un po’ nervoso. Pensavo fosse strano e invece no. È stato tutto molto tranquillo. I miei compagni mi hanno accolto a braccia aperte. Erano giocatori, persone e compagni straordinari. Non c’è mai stato nulla di strano. È stato bello vivere le due sponde di questa rivalità".

E poi le ultime due stagioni…

"Sì, ho giocato a Seattle. Sono arrivato al secondo anno e lavoravano molto bene con i giocatori. Hanno buoni tifosi e la città è molto bella. Al primo anno abbiamo fatto bene. È stato piacevole far parte di questo nuovo progetto. Un rimpianto non aver partecipato alle Olimpiadi? No, sicuramente no. Di difensore canadesi forti ce ne sono tanti. Onestamente non so se ho mai avuto il livello per poter giocare in quelle squadre. Ho disputato un mondiale per il Canada. È stato straordinario".

E adesso?

"Non sono arrivato a Lugano per andare in vacanza. La città è bella, ma sono qui per giocare a hockey. Sono qui per vincere partite e, perché no, il campionato. Questo è il mio obiettivo sul lungo termine, ma ora vivo un match alla volta".

 

 

 

 

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