
Due gare fantastiche a Monaco e Stoccolma hanno innalzato la ticinese Ajla Del Ponte nel firmamento delle velociste europee. Due vittorie consecutive in Diamond League che potrebbero far perdere la testa a chiunque, ma lei con la semplicità e la simpatia che la caratterizzano, raccontandosi su Teleticino a Stefano Sala e Luca Sciarini, sta pensando ad altro. “Finalmente ho una settimana di allenamento e di pausa per tornare in Ticino”.
Ieri a Stoccolma partivi da favorita, inizi a sentire più la pressione?
È vero che partivo in una posizione diversa da quella in cui mi sono trovata a Monaco, ho sentito una pressione leggermente diversa, ma sono riuscita a gestirla bene. Sono abbastanza soddisfatta della gara, se togliamo la partenza, ma per il resto è interessante anche avere questo tipo di esperienza. Di arrivare come favorita.
Sembra quasi che tu abbia fatto apposta a non partire nel migliore dei modi, per non annoiarti.
Di sicuro non ho fatto apposta a partire così, anche perché in riscaldamento mi sono sentita molto bene nelle partenze. Anzi, mi ha fatto un po’ arrabbiare questa partenza, così mi sono detta che dovevo lavorare ancora di più, remare ancora di più su quello che era il lanciato.
Hai fatto dei risultati eccezionali, cos’è cambiato per te quest’anno?
Sono cambiate molte cose, sono stata molto di più in Olanda. Le infrastrutture qua sono diverse, le condizioni sono diverse. Quando sono a Losanna devo spostarmi anche 30-40 minuti per andare all’università o per andare dal fisioterapista. Qui abbiamo tutto nello stesso posto, quindi c’è una gestione del tempo molto più ottimale.
Quest’anno ci sarebbero dovute essere le Olimpiadi. Si lavora per anni per l’olimpiade e poi la pandemia cambia i programmi, cosa si prova?
Quest’anno per me non è sicuramente un anno perso. Perché come ieri o come a Monaco ho l’occasione di correre in una Diamond League che probabilmente con le americane o con altre atlete non avrei. Quindi sicuramente è un anno che mi porterò dentro a lungo e finora ho potuto accumulare grandissima esperienza.
Il record Mujinga Kambundji è a 13 centesimi, è un obiettivo?
Sì, il suo personale è 10.95, è un signor record svizzero. Non bisogna sottovalutarlo. Io se comincio a limare qualche centesimo sono già molto contenta. Sono stata molto costante nelle ultime gare, tutte più veloci del mio precedente personale, quindi posso essere soddisfatta. Se ingrano una volta una partenza buona e ho un buon lanciato, magari riesco ad avvicinarmi a questa barriera mitica degli undici secondi.
E il prossimo anno forse le Olimpiadi potrebbero esserci.
Io ovviamente spero di sì, mi piacerebbe poter lavorare verso un obiettivo concreto. E vivere tutte queste emozioni che noi sportivi, e tutti coloro che amano lo sport, amano.
Ora con questi risultati si inizia a parlare anche di celebrità e di soldi, come lo vivi?
È una realtà a cui mi affaccio adesso. Non lo nascondo, ho già avuto dei contratti, come quello che mi lega al mio sponsor di abbigliamento, però effettivamente si parla di cifre diverse adesso. Ma anche per quanto riguarda la celebrità, per me non è mai stata una priorità. Anche perché sono una persona piuttosto discreta, che ama confrontarsi con le persone, avere un rapporto, però se posso anche stare tranquilla lo preferisco. Ma in questo momento la cosa sta andando bene, riesco a gestire.
Lavori anni per una gara che dura 10-12 secondi, hai anche un aiuto dal punto di vista mentale?
Da quasi due anni lavoro con uno psicologo sportivo ed è una risorsa che ho trovato molto importante. Ma non è un aiuto che si risolve solo in una persona. Abbiamo l’allenatore, la famiglia, gli amici, i fisioterapisti, i massaggiatori. È veramente tutto un team che ci permette di arrivare dove arriviamo e senza il quale io oggi non sarei qui a parlare con voi probabilmente.
Fai qualcosa di un po’ scaramantico prima delle gare?
Io di solito metto delle calze un po’ speciali, un po’ particolari. Che stanno cominciando a consumarsi tutte tra l’altro, dovrò iniziare a trovarne di nuove. Poi magari prima entrare nei blocchi si tira una tallonata al blocco che ho dietro, si fanno due saltelli. Sono cose un po’ particolari che però negli anni sono diventate automatiche.
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