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Behrami, idolo di Firenze
Redazione
13 anni fa
In un articolo del giornale La Nazione di Firenze elogi sperticati al centrocampista ticinese della Viola

Ha i capelli sgangheratamente ossigenati come li aveva Marina Occhiena (l’ex biondina dei Ricchi Poveri) ma in campo è tutto tranne che una corista. Piuttosto un dio greco figlio del fragore e fratello del tuono, un gladiatore inevitabilmente inzaccherato dal suo sudore a fine partita.

Valon Behrami da Titova Mitrovica (località kosovara dal nome che sembra uscito da un cartoon della Disney) è la sorpresa più scintillante di questo periodo oscuro per la Fiorentina. In una squadra senza cuore e senza pathos, che spesso in campo trotterella come un pensionato Inpdap la domenica mattina alle Cascine, lui è cuore e polmoni, orgoglio e potenza. Il coniglietto della Duracell che si ferma solo quando gli altri son gambe all’aria da un pezzo. Forse perché la fatica del vivere lui l’ha provata sulla propria pelle, e non per sentito dire.

 

Kosovaro emigrato in Svizzera al seguito dei genitori, nel 1995 quand’era bimbetto volevano cacciarlo dal Canton Ticino per le severe leggi sull’immigrazione. La società di atletica di Ligornetto, dove il piccolo Valon era iscritto, riuscì però a mobilitarsi, raccogliendo le firme necessarie a far cambiare idea alle autorità. Forse ha ragione Benigni, a volte la vita è bella per davvero. Fatto sta che dieci anni dopo Behrami, nello spareggio per l’accesso ai campionati del mondo contro la Turchia, segnò per la Svizzera una rete decisiva. Come nelle favole, il ragazzo di origine albanese che doveva essere rispedito indietro come un pacco postale non gradito, diventò un eroe nazionale. Una sorta di Guglielmo Tell arrivato da lontano a dire che il calcio può integrare meglio di qualsiasi Bossi-Fini, altro che razzismo.

 

In campo, per il suo galoppare cocciuto, rimanda un po’ a Nicola Berti, un po’ a Salvatore Esposito, come lui un angelo dalla faccia sporca che dal nulla portò la Fiorentina allo scudetto. Vengon quasi i brividi a rammentarlo.

Behrami, poeta del non mollare. Un dragamine che solca il Franchi sradicando palloni su palloni. Ci fosse un pezzo della sua fibra miocardica nel cuore di altri viola, appesantiti dall’indolenza e ammorbiditi dall’ignavia, la Fiorentina non dovrebbe guardarsi oggi dalle sabbie mobili del fondo classifica. Cosa che non si merita questa città, cosa che non si merita chi ha il cuore viola, da tropo tempo in un inverno di emozioni.

 

(La Nazione - Firenze)

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