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Andrea Manzo: la mia verità
Andrea Manzo: la mia verità
Andrea Manzo: la mia verità
Redazione
8 anni fa
Parla per la prima volta l'ex tecnico del Lugano in una confessione a 360 gradi.

Sono passate ormai due settimane da quando il presidente Angelo Renzetti ha comunicato ufficialmente la separazione da Andrea Manzo. Per l'ex tecnico bianconero non sono stati certamente giorni facili: in silenzio, nell'umile esercizio della riflessione e soprattutto ascoltando le critiche che gli piovevano addosso.

Adesso però è giunto il momento di parlare, di spiegare come si sente, di motivare alcune sue scelte e di raccontare la propria verità. Sempre con l'umiltà, ma anche la schiettezza, che gli vengono riconosciute. Perché Manzo è sì una brava persona, ma è anche un allenatore che ha voglia di far capire a tutti chi è realmente, senza quelle sterili etichette che spesso risultano fuorvianti.

Manzo, come si sente?"Non è un bel periodo, non sto benissimo. Cerco di farmene una ragione ma non è facile. So già che il campo e lo spogliatoio mi mancheranno".

Avrà fatto una riflessione in questi giorni, no?"Senza dubbio. Anzi, sto ripensando a ogni situazione che ho vissuto e cercando di capire cosa può essere successo. Ma riuscire a mettere a fuoco tutto quanto sarà impossibile".

Qual è il rimpianto più grande?"Mi fa male non essere riuscito a condurre in porto questa nave composta da buoni marinai. Abbiamo fatto delle buone cose che purtroppo non sono bastate. È mancato qualcosa per chiudere il cerchio e questo è il vero rammarico. La squadra stava crescendo, sia calcisticamente che a livello motivazionale e lo spartito era ormai stato capito. Peccato…".

Renzetti ha detto che Manzo è troppo buono, "pappa e ciccia" con i giocatori. E questo non va bene."Ho sentito il presidente che ha parlato dell'essere autoritario e autorevole. Io credo di essere stato autorevole e la prova l'avevo dal fatto che i giocatori riproponevano in campo ciò che avevamo preparato in settimana durante gli allenamenti. Non sarò invece mai autoritario, non ce l'ho nel mio DNA. Ho sempre pensato che le cose non debbano essere imposte: io preferisco spiegarle".

Dunque lei non è troppo buono?"Dipende cosa vuol dire "essere buono". Sono stati fatti i nomi di Conte e Mourinho, come allenatori duri e inflessibili. Io potrei rispondere con Liedholm, Ancelotti o Klopp, tutta gente in grande sintonia con lo spogliatoio. Anche Conte comunque mi sembra uno amato dallo spogliatoio. Non credo sia lì il problema".

Ecco, lei era amato dai giocatori. Su questo non ci sono dubbi."Sono loro che mi hanno fatto sentire così e di questo li ringrazio. Ascoltare le parole di Padalino dopo la partita con il Grasshopper mi ha reso felice. Sapere che ero uno che faceva parte del gruppo per me è un orgoglio. Credo che lavorando in sintonia con i giocatori si possano ottenere risultati migliori".

Qualcuno però ha visto nelle sue lacrime un segno di fragilità."Credo che nella vita sia importante esternare le proprie emozioni. Non credo di essere un debole perché ho pianto un paio di volte. Mio papà mi ha insegnato dei valori che cerco di riportare nella vita di tutti i giorni, anche se purtroppo non tutte le persone li hanno o li rispettano. Non credo che i giocatori abbiano interpretato le mie lacrime come un segno di debolezza".

Il presidente ha anche detto che lavoravate troppo poco: voleva più disciplina e più allenamenti."Rispetto le parole del presidente, so che è un intenditore di calcio e che ogni tanto, a caldo, si fa prendere dalle emozioni. È successo anche a me. Io però credo di aver lavorato nel modo che ritenevo più corretto in quel momento. Con il presidente abbiamo discusso in modo costruttivo l'ultima volta che ci siamo visti e lui sa come la penso. Resto convinto che con la squadra abbiamo svolto un buon lavoro ma naturalmente rispetto le opinioni di tutti".

Com'è il rapporto con Renzetti adesso?"Io credo che il presidente mi voglia bene, lo ha dimostrato puntando su di me quest'estate. Sono certo di avere la sua stima anche se purtroppo non a livelli sufficienti per continuare nel mio lavoro. La sua è una decisione che devo accettare. Aveva detto che avrebbe tirato la linea alla fine: forse le nostre linee non si sono mai incrociate. Peccato…".

Per lei non è stato facile: presentato come allenatore a interim, quando si vinceva era merito dello staff, quando si perdeva era colpa sua."Capisco a cosa si riferisce, ma io ribadisco che tornando indietro accetterei ancora questa sfida. E ripeto, di questo ringrazio il presidente. Con il mio staff ho sempre avuto un ottimo rapporto e credo che si sia sempre lavorato in sintonia. Per il resto, è giusto che un allenatore, quando si perde, si assuma le proprie responsabilità".

Tramezzani invece arriva sulla panchina del Lugano con un "x factor" riconosciutogli dal presidente e con una fiducia costituita da un contratto di due anni e mezzo."Non sono invidioso, anzi, sono contento per lui e sono sicuro che da persona intelligente qual è farà un ottimo lavoro. Troverà un gruppo intelligente con tanta voglia di lavorare. Se il presidente punta così tanto su di lui ci sarà senza dubbio un motivo".

Il presidente ha anche detto che questa squadra è da 5-6 posto."Sono d'accordo con lui. Con 3-4 punti in più che meritavamo saremmo lì dove il presidente voleva essere. Sono sicuro che con il mercato che faranno riusciranno ad arrivare dove questa squadra merita".

Comunque lei, con 18 punti, non ha fatto così male. Un punto meno di Zeman e gli stessi punti del nuovo "fenomeno" Celestini (allenatore del Losanna. ndr)."Continuo a pensare che con 3-4 punti in più forse l'analisi sarebbe stata diversa. Purtroppo siamo stati anche sfortunati e gli arbitri in questo senso ci hanno penalizzato in maniera pesante. Lo hanno riconosciuto anche loro, ma purtroppo nessuno ci restituirà quei punti persi".

Con 21-22 punti lei sarebbe ancora sulla panchina del Lugano?"Onestamente non lo so. So soltanto che con quei punti in più mi sentirei più sereno. Così il rimpianto aumenta".

Lei crede di aver commesso degli errori?"Certo, ci mancherebbe. Chi lavora sbaglia, è una frase fatta che però è veritiera. Il mio più grande errore è stato prendere quelle 4 giornate (poi ridotte a 3, ndr) di squalifica. Potevo fare meglio, dovevo essere più attento".

In questo senso la sua panchina (o meglio il suo staff) non l'ha aiutata durante le partite. Siete sembrati tutti troppo nervosi."Abbiamo commesso degli errori che ci sono costati cari e forse in qualche momento non sono stato supportato nel modo giusto, ma devo anche riconoscere che quella stessa panchina mi ha fatto vivere anche delle grandi emozioni che non dimenticherò mai".

Adesso Manzo cosa farà? Renzetti ha detto che lei potrebbe curare i rapporti con il Team Ticino. Le andrebbe bene?"Ho sentito le parole del presidente ma concretamente non mi è stata fatta nessuna proposta. Se dovesse arrivarmi la valuterei con grande attenzione".

E se invece ricevesse una proposta per continuare ad allenare?"Io mi sento un allenatore e amo il campo. Ovvio che vorrei continuare a fare l'allenatore. Vedremo se ce ne sarà l'occasione".

Lo sa che è molto stimato anche a Bellinzona?"Onestamente non lo sapevo. Se fosse vero ne sarei molto felice, i complimenti fanno sempre piacere. Bellinzona poi è una realtà interessante…".

Luca Sciarini

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