
A causa del coronavirus, tutti i club sportivi, tra cui quelli di canottaggio sono chiusi dal 17 marzo. Una sfida per tutti gli allenatori del club. Addestrano le loro squadre a distanza con molta fantasia e con le più moderne tecnologie.
Paola Grizzetti, allenatrice del Club Canottieri Lugano dal 2015, sta vivendo attualmente le restrizioni più drastiche. Vive in Italia al Lago nei pressi di Gavirate. Ha un palmares sportivo di tutto rispetto: dal 1981 al 1993 vince 17 titoli italiani. Nel 1982 e nel 1984 conquista 3 medaglie d’oro alla Coppa delle nazioni. Nel 1983 è bronzo ai campionati del mondo di Vichy. Con altre tre compagne conquista sul 4 di coppia un prestigioso 6° rango ai Giochi olimpici di Los Angeles nel 1984. Smessi i panni di vogatrice, assume l’incarico di allenatrice, dapprima a Varese, successivamente a Messina, Milazzo e, dal 2000 a Gavirate affiancando il marito, Giovanni Calabrese, medaglia di bronzo ai Giochi olimpici 2000 di Sydney nel doppio in compagnia di Nicola Sartori. La Grizzetti, dal 2004 al 2012 è pure responsabile della nazionale italiana para-rowing e dal 2014 di quella israeliana, sempre di poara-rowing.
Rigorosamente al telefono, in ossequio alle disposizioni cantonali, abbiamo sentito la Grizzetti per sapere come sta vivendo questi brutti momenti.Com’è la situazione dalle tue parti?"Nella nostra zona, a differenza della Lombardia, ci sono pochissimi malati. Tuttavia, le restrizioni sono severe in tutta Italia. È possibile prendere aria fresca solo entro 200 metri da casa tua. È consentito uscire unicamente da questi limiti per fare la spesa al supermercato o per acquistare medicinali in farmacia. Questo regolamento è in vigore in Italia dall'8 marzo, da quasi un mese. Se vado a fare shopping più lontano e la polizia mi becca, dovrò pagare una multa salata".
Le difficoltà di raggiungere il club remiero di Lugano“Quando all'inizio di marzo è stato dichiarato lo stato di emergenza in Italia ho cercato di recarmi a Lugano per gli allenamenti giornalieri. Pensa che per raggiungere il club in via Foce ho impiegato la bellezza di due ore e mezza quando, normalmente, ne impego nemmeno la metà. È stato un incubo. Posti di controllo di frontiera e della polizia ovunque. Ben presto mi sono resa conto che l'attraversamento del confine sarebbe presto diventato critico”. da sottolineare che dall'8 marzo solo i frontalieri italiani che lavorano nel settore sanitario possono entrare in Svizzera.
Come riesci a tenere in forma i ragazzi?“A titolo precauzionale, ho distribuito a tutta la squadra dei competitivi l'attrezzatura da canottaggio presente nella sala di muscolazione della sede, compresi gli ergometri e i manubri, prima della chiusura del confine. Ogni giorno scambio informazioni online con i miei 30 ragazzi. Invio loro piani di formazione e compiti di formazione individuali. Sono meno preoccupata per i vogatori più anziani e orientati alle prestazioni che per i più giovani. Qui temo che dopo la pausa forzata determinata dal protrarsi della pandemia, alcuni di loro non potranno tornare ad allenarsi. E' difficile offrire ai circa 40 giovani vogatori dall'U13 all'U15 un regolare allenamento a distanza”.
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