Organizzare le Olimpiadi invernali in Svizzera è "una grande opportunità per il Paese". Lo afferma il Consiglio federale in un comunicato, nel quale afferma tra le righe di sostenere la candidatura elvetica ai giochi del 2038. Per accompagnare i lavori è stato creato un gruppo di lavoro. In conferenza stampa, la consigliera federale Viola Amherd è stata più esplicita: "Non vedo l'ora di ospitare i Giochi olimpici e paralimpici invernali del 2038 in Svizzera", ha detto. "I Giochi suscitano emozioni durature e la loro influenza positiva si fa sentire per molto tempo", ha aggiunto la ministra dello sport. Come noto, il Comitato olimpico internazionale (CIO) ha invitato la Svizzera lo scorso novembre a partecipare a un dialogo privilegiato per l'organizzazione dei Giochi Olimpici e paralimpici invernali del 2038. Ciò significa che l'eventuale candidatura elvetica non avrà la concorrenza di altre località se dovesse soddisfare i requisiti.
"Progetto accolto positivamente"
Nella sua seduta odierna, il Consiglio federale, come ricordato da Amherd, "ha accolto positivamente il progetto". Il Governo ha anche deciso di accompagnare i lavori con un gruppo ad hoc interdipartimentale della Confederazione. Tra i suoi membri figurano rappresentanti di organi federali attivi nei settori dei trasporti, della sicurezza e dell'ambiente, ha precisato Amherd. Il suo dipartimento - dello sport (DDPS) - è inoltre stato incaricato di preparare entro fine giugno 2026 "una decisione di principio e programmatica che chiarisca tra l'altro le questioni relative al ruolo e alla partecipazione finanziaria della Confederazione". Amherd ha poi indicato che tale contributo sarà notevolmente inferiore a quello che era stato promesso nelle candidature passate. Per sostenere "Sion 2026" il Consiglio federale aveva ad esempio chiesto un contributo di quasi un miliardo. Rispondendo a una domanda di un giornalista della RSI sull'opportunità di investire in tempi di ristrettezze finanziarie, Amherd ha detto che risparmiare non significa "chiudere la porta di Palazzo e spegnere la luce". Sarebbe "una reazione sbagliata", ha sostenuto. In ogni caso, ha detto, "non vogliamo fare grossi investimenti in nuove infrastrutture, ma utilizzare quelle esistenti". "Non vogliamo lasciare ipoteche", ha aggiunto.
"Una grande opportunità per il paese"
Le grandi manifestazioni sportive internazionali, sostiene il Governo, "possono avere un impatto positivo sulla società e sull'economia". I Giochi olimpici e paralimpici invernali in Svizzera sono "una grande opportunità per il Paese, in particolare per l'ulteriore sviluppo dello sport, per le innovazioni tecniche, per la promozione della coesione sociale e per l'immagine positiva della Svizzera", ha sostenuto la consigliera federale. Nei prossimi anni in Svizzera si svolgeranno varie altre grandi manifestazioni sportive; il nostro Paese potrà così migliorare le sue competenze nello svolgimento di grandi eventi come i Giochi, ha affermato Amhred. "La Svizzera potrà presentarsi come un Paese pulito, sicuro e bello", ha aggiunto. Detto ciò, la Confederazione non è direttamente responsabile della candidatura: ad esserlo sono l'associazione mantello dello sport elvetico, Swiss Olympic, e l'associazione Giochi olimpici e paralimpici invernali 2038, della quale la Confederazione non fa parte, ha puntualizzato Amherd. Se per la consigliera federale è chiaro che i giochi devono essere accettati localmente, un paragone con le candidature fallite di Berna nel 2010 e Grigioni e Vallese per 2026 non può essere direttamente fatto. Per i Giochi del 2030, ora 2038, si vuole puntare su siti decentralizzati, utilizzando strutture esistenti in tutte e quattro le regioni linguistiche e in gran parte finanziate da privati.
C'è tempo fino al 2027
Swiss Olympic ha tempo fino a fine 2027 per elaborare la candidatura. Finora la Svizzera ha ospitato due volte i Giochi invernali, nel 1928 e nel 1948, in entrambi i casi a St. Moritz (GR). Tutti i successivi tentativi di riaccaparrarsi la manifestazione sono falliti per una ragione o per l'altra, tra cui, in passato, la volontà popolare.