Ospiti
Viva il Festival, viva Locarno, viva la Svizzera… e viva la libertà
Redazione
16 anni fa
Frédéric Maire

Come sapete questo palco di Piazza Grande lo conosco bene, ormai. Mi ci ritrovo tutte le sere durante il Festival, a presentare i film. Ma è la prima volta che lo spettacolo, in un certo senso, lo devo fare io. E sono molto onorato di poterlo fare in questa speciale occasione.

Ogni anno, per tutta la mia infanzia, passavo l’estate in Liguria, in riva al mare. Il ritorno si faceva spesso alla fine di luglio, e, a volte, proprio il primo d’agosto. Il treno da Genova entrava in Svizzera quando faceva già notte. E li, come per magia, tutta l’oscurità s’illuminava.

Nel fondo delle valli o sulle montagne, dappertutto c’era luce: Lanterne rosse e brillanti, immensi falò in mezzo ai pini, fuochi d’artificio lanciati nel cielo, botti, spari, esplosioni di colore. A volte, attorno ai grandi fuochi accesi in mezzo ai prati si vedeva gente che rideva, che ballava. Mi sembrava che tutto il paese fosse diventato un immenso luna-park e il treno una giostra che lo attraversava. Con un qualche cosa di magico e allo stesso tempo un po’ inquietante… Il fuoco, la foresta, la gente, mi ricordavano vecchie leggende, storie di streghe e di incantesimi. Col tempo, e con le spiegazioni dettagliate di una mamma – la mia - insegnante di storia, ho capito il perché di questi festeggiamenti popolari. A quale evento si riferivano. E allora mi sono appassionato per il patto del Rütli, l’unione dei primi cantoni svizzeri, le famose battaglie di Morgarten, Sempach o più tardi Grandson e Morat, la guerra del Sonderbund, la prima costituzione… Insomma, le fondamenta della nostra democrazia federalista.

Ma questa immagine notturna non mi ha mai veramente abbandonato. E mi è sempre rimasta impressa la visione di questo fuoco di festa, di questo fuoco primitivo che ricorda gli uomini delle montagne che si sono riuniti per rivendicare la loro autonomia, o meglio ancora, la loro libertà. Nella mia veste di direttore del Festival ho continuato a viaggiare tanto, in tutto il mondo. E mi sono ritrovato in paesi dove tutt’ora la gente non gode di questa libertà; dove la gente lotta, o non può nemmeno lottare, per ottenerla; e dove tanti artisti ci raccontano quanto sia difficile vivere in questa situazione.

Ogni ritorno in Svizzera è allo stesso tempo un sollievo e un momento di tristezza. Tristezza di sapere che milioni e milioni di donne e di uomini non possono dire o scrivere quello che pensano. E rischiano ogni giorno, per una parola o un gesto sbagliato, la prigione, o peggio.

Molti di questi artisti saranno quest’anno al Festival con i loro film e le loro storie. Cineasti che ci raccontano il loro mondo, la loro vita, là, dove il fuoco, gli spari e le esplosioni non esprimono certo un’idea di festa. Ma qualcosa sta cambiando, grazie anche alle nuove tecnologie che rendono sempre più difficile il controllo della comunicazione. Tecnologie che permettono ai molti di far passare e diffondere messaggi ed immagini. Per fortuna, certe mura sono già cadute e tante frontiere si sono aperte. Sono ormai poche le nazioni dalle quali è ancora impossibile uscire. E questo sta cambiando la realtà della nostra società, così come quella del cinema.

Basta leggere il cartellone del prossimo festival: un regista iraniano gira nel suo paese un film coprodotto dall’Inghilterra, la Germania e l’Italia. Una Cinese collabora con Inglesi, Tedeschi e Francesi. Un Americano installato in Francia dirige un film portoghese a Lisbona. Un Austriaca documenta la realtà del Calcio femminile in Corea del Nord. Un Canadese racconta la storia dello Specchio solare costruito qui vicino a Viganella, nella Valle Antrona. Il film di chiusura, girato tra Mongolia, Russia e Cina, è finanziato interamente dalla Germania.

Insomma: il cinema, come il nostro mondo, si apre ad altre culture, ad altre identità, si combina, si confonde e in questo modo evolve, cresce, si rinnova.

Pensate al film ticinese che vedrete in Piazza Grande la sera del 12 di agosto, LA VALLE DELLE OMBRE: è un opera interamente girata nelle nostre valli, prodotta ess

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