
In questi giorni la Confederazione chiede ancora una volta ai cantoni di mettere gli stranieri con permesso S davanti ai propri disoccupati. Parlare di “integrazione degli ucraini nel mercato del lavoro” può sembrare nobile, ma ignora una realtà lampante: troppi svizzeri, tra cui i nostri giovani ticinesi in cerca del primo vero impiego e gli over 50 ingiustamente messi da parte, restano ad aspettare.
Invece di affrontare questo problema, i politici e l’economia si affrettano a trovare lavoro agli stranieri con permesso S. Questa non è solidarietà, è abbandono e discriminazione. La popolazione è già schiacciata da premi di cassa malati, sempre più alti i cui costi crescono di anno in anno, anche grazie alle cure gratuite elargite gratuitamente, magari senza controllo, agli stranieri con permesso S. Ora ci viene anche detto che dobbiamo sopportare il peso di dare ulteriore priorità agli ucraini nel mercato del lavoro. È un insulto verso chi è nato in Svizzera o vi risiede stabilmente continuando a sostenere questo paese.
Aiutare i rifugiati di guerra con alloggio e sicurezza è una cosa. Consegnare loro opportunità prioritarie che i nostri disoccupati non riescono ad avere è un’altra. Quando i cittadini che hanno contribuito per anni alla crescita delle componenti istituzionali, politiche, imprenditoriali, culturali e sociali vengono scavalcati, il messaggio è chiaro e pericoloso: il rispetto verso la popolazione viene messo in secondo piano.
La Svizzera deve smetterla di farsi in quattro per apparire generosa all’estero mentre chiede severe misure di risparmio al proprio interno e volta le spalle ai propri cittadini, soprattutto se professionalmente o economicamente in difficoltà. I posti di lavoro devono andare prima agli svizzeri e ai residenti, giovani e meno giovani, che meritano dignità e priorità. Tutto il resto è una mancanza di rispetto che fomenta un crescente sentimento di tradimento politico e istituzionale a livello cantonale e federale.
Graziano Besana, sostenitore di Avanti con Ticino&Lavoro