
Oltre 750 milioni di franchi: è questo il conto (ancora provvisorio) del Tram-Treno. Una cifra vertiginosa, destinata a crescere, che pagheremo noi cittadini. Per gestire il progetto è stata creata la società Rete Tram-Treno del Luganese SA (RTTL SA), con un CdA che include tre figure politiche di rilievo: Sabrina Aldi, Alex Farinelli e Paolo Beltraminelli. La loro presenza avrebbe fatto pensare a una comunicazione trasparente verso la cittadinanza, soprattutto dopo l’aumento dei costi. Invece, nulla. La notizia è emersa dai media e solo successivamente confermata dal Direttore del Dipartimento del Territorio. Dai politici coinvolti, un silenzio assordante. C’è anche un evidente conflitto d’interessi: questi tre politici, che siedono nei legislativi federale, cantonale e comunale, saranno chiamati a votare sui crediti supplementari che quest’opera richiede. Fanno però anche parte dell’organo che lo gestisce. Anche se legalmente lecito, dal punto di vista etico è difficile da giustificare. L’etica vorrebbe che abbandonino l’aula al momento del dibattito e si astenessero dal voto. Il silenzio, però, è generale: nessuna presa di posizione dal Governo, dal Gran Consiglio, o dai Municipi dei comuni toccati. Anche chi si dice sempre preoccupato per i debiti lasciati alle generazioni future è rimasto in silenzio. Il coraggio evocato dal Direttore del DEF è rimasto, ancora una volta, solo una dichiarazione. Solo il Direttore del DT si è esposto, annunciando una richiesta di credito supplementare a giugno, senza esprimere alcuna riserva sull’entità dell’investimento. Non ci è neppure stata data un’analisi dell’impatto di quest’opera sulle finanze cantonali e comunali. Ma è evidente: servirà aumentare il moltiplicatore d’imposta, come già successo a Lugano per il PSE. In un momento in cui il potere d’acquisto cala e la cassa malati aumenterà ancora – le informazioni inerenti all’aumento della spesa sanitaria apparse sui media sono allarmanti – la prospettiva di un aumento delle tasse è inaccettabile. Questo progetto va sospeso, come si è fatto per la circonvallazione di Agno, per dare modo agli addetti ai lavori di ridimensionare il progetto e, in caso non fosse possibile, di sottoporre l’investimento al voto popolare. Spetta a noi, cittadine e cittadini, decidere se vogliamo davvero un’opera così ambiziosa e costosa, perché siamo noi i veri finanziatori. E se a pagare siamo noi, allora sta a noi decidere. È una questione di giustizia democratica.
Lorenzo Onderka, già candidato per Avanti con Ticino&Lavoro