Lega dei Ticinesi
Tradizioni in trappola: Il trucco che svanisce e la commedia del politicamente corretto
©Chiara Zocchetti
©Chiara Zocchetti
Redazione
6 mesi fa
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In un eccesso di zelo che farebbe invidia ai più ferventi inquisitori del politicamente corretto, la Fondazione Processioni Storiche ha deciso di cancellare il trucco dei "mori" dalle sue sfilate. Chi avrebbe mai immaginato che un po' di trucco potesse causare un simile trambusto? Eppure, eccoci qui, testimoni di una capitolazione culturale che sa più di farsa che di progresso. La Fondazione, nel suo magnanimo tentativo di adulare le nuove sensibilità sociali, ha messo in atto una vera e propria rivoluzione copernicana: i "mori" non saranno più "mori", ma figuranti dal viso incolore, in una tradizione che si colora di grigio. Che trionfo dell'evoluzione sociale!

 Il Presidente della Fondazione, forse smarrito in un eccesso di entusiasmo rinnovatore, parla di evoluzione delle sensibilità. Ma a quale prezzo? Si abbandona una tradizione secolare, patrimonio UNESCO, per un applauso dai palchi dell'ortodossia moderna. La Processione del Giovedì Santo, un affresco vivente della nostra storia, viene ridotta a un quadro sbiadito dall'ansia di non offendere. Dove finirà questo fervore revisionista? Sostituiremo forse il vino della messa con succo d'uva biologico per non urtare la sensibilità dei non bevitori? O magari, in un slancio di audacia, sostituiremo le campane con notifiche push, per non disturbare il riposo dei nottambuli?

 La Lega dei Ticinesi lancia un appello: smettiamola di giocare alla storia con le forbici in mano. Le tradizioni non sono vestiti di carnevale da adattare alla moda del momento. Sono l'anima di un popolo, e come tale andrebbero rispettate, non stravolte per un pugno di 'mi piace' da un pubblico che confonde il senso del rispetto con la mania del rinnovamento. Ciò che ci rende unici non è la capacità di ammainare la bandiera delle nostre usanze al primo soffio di vento critico, ma quella di tenerla alta, fiera testimone di una storia che non ha bisogno di essere riscritta per essere apprezzata. La storia è maestra di vita, non di trasformismo

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