Antonio Marinovic
“Sì, lo voglio!”
Redazione
un anno fa
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Se ti sposi, devi pagare di più. Infatti, al giorno d’oggi le coppie sposate pagano un’imposta federale diretta significativamente maggiore rispetto a quella dei conviventi, e ciò succede nonostante il Tribunale federale avesse dichiarato che tale situazione è illegale, addirittura nel 1984. Dopo quasi 40 anni la situazione non è ancora cambiata.

Questa è una chiara discriminazione del matrimonio che deve finire. La fiscalità non dovrebbe in alcun modo influenzare le scelte delle persone per quanto riguarda lo stile di vita. Si tratta anche di una realtà che mina la libertà religiosa, dato che quella del matrimonio è spesso una decisione legata al mondo delle tradizioni e delle credenze personali.

Il matrimonio, però, non appare svantaggioso solamente dal punto di vista della tassazione, ma anche per quanto concerne le rendite AVS. In effetti, mentre le coppie non sposate percepiscono fino al 200% della rendita massima AVS, quelle sposate ricevono non più del 150%, anche se hanno versato tutti i contributi nel corso della loro vita.

In uno stato come la Svizzera, nel quale il matrimonio si trova in difficoltà, con la metà di essi che fallisce, e nel quale molte persone decidono di non far figli, con la conseguente denatalità, una tale discriminazione è del tutto inaccettabile ed insensata, considerando anche che almeno 450000 coppie la subiscono in Svizzera. Tenendo presenti queste problematiche, occorre che il nostro paese sia economicamente vicino alle famiglie e a sostegno del loro benessere e del loro avvenire.

Per questo motivo, il Centro ha lanciato due iniziative popolari, chiamate “Imposte eque, finalmente anche per le coppie sposate” e “Rendite eque, finalmente anche per le coppie sposate”, che devono essere firmate da 100000 persone entro il 27 marzo 2024.

La prima iniziativa, che riguarda la fiscalità, lascia al Consiglio federale e all’Assemblea federale un margine di manovra per risolvere il problema della disparità. Se però non si trova una soluzione entro 3 anni dall’entrata in vigore dell’iniziativa, essa prevede che si dovrà introdurre un metodo di calcolo diverso per le imposte dei coniugi. In pratica, per quest’ultimi, non cambierà nulla, dovranno presentare solo una dichiarazione d’imposta, come è sempre stato fatto. Le cose cambiano per lo Stato, infatti, oltre all’odierno calcolo dell’imposta, ne verrebbe svolto un altro, basato sulla tassazione delle coppie non sposate. I funzionari dovranno applicare l’importo più basso e vantaggioso. Si tratta quindi di un importante e doveroso sgravio fiscale a favore delle famiglie.

Gli oppositori a quest’iniziativa, in particolare i liberali che hanno una loro proposta, sostengono invece che la tassazione individuale sarebbe una soluzione più efficace ed equa, ma è tutto il contrario. Infatti, essa creerebbe nuove discriminazioni in quanto andrebbe a privilegiare le coppie con redditi simili e a penalizzare quelle monoreddito. Inoltre, ed è il dato più grave, questa tipologia di prelievo fiscale aumenterebbe i costi di gestione dello Stato, e di conseguenza le sue dimensioni. Ciò è dovuto al fatto che le coppie dovrebbero presentare due dichiarazioni dei redditi. Gli uffici fiscali riceverebbero ben oltre 1,7 milioni di dichiarazioni in più, e ciò porterebbe a una quantità di lavoro amministrativo maggiore e logicamente ad un numero più elevato di funzionari, che come si sa, devono essere stipendiati. Quindi la proposta dell’imposizione sul singolo cittadino comporterebbe maggiore burocrazia che graverebbe sui cittadini (che quindi si ritroverebbero una pressione fiscale più alta), anche perché ci sarebbe una differenza del sistema fiscale fra Confederazione e Cantoni. Si tratta perciò di un mostro burocratico di prim’ordine. Per cui, la sostituzione dell’imposizione congiunta non dev’essere un’opzione.

Per quanto riguarda le rendite AVS, invece, la seconda iniziativa prevede semplicemente di aumentare dal 150 al 200% l’importo massimo percepito dalle coppie sposate, cosicché possa essere uguale a quello dei concubini. Alcuni politici contrari all’iniziativa hanno persino utilizzato come argomentazioni il fatto che l’AVS ha un bonus matrimoniale erogato sotto forma di rendita per vedove e vedovi. Tale spiegazione è assolutamente impertinente ed ingannevole, dato che per definizione, questo bonus non viene concesso alle coppie sposate, ma al coniuge solo nel caso in cui ha perso il proprio partner. Perciò questa pensione non può essere in alcun modo considerata come un beneficio matrimoniale.

Il Parlamento non si muove, non è ancora riuscito a risolvere questo problema, dopo numerosi tentativi. Detto ciò, l’unica via è quella delle 2 iniziative popolari che vi invito a firmare per una Svizzera a misura di famiglia e di matrimonio!

 Antonio Marinovic-Giovani del Centro

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