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Sem Genini e Nicholas Marioli - Aboliamo il "Cassis de Dijon"
Redazione
10 anni fa

Diminuzione della qualità dei prodotti

I dati pubblicati recentemente da alcune organizzazioni agricole sembravano positivi e incoraggianti: dicono infatti che lo scorso anno c'è stato un aumento del consumo di formaggio in Svizzera, in particolare di formaggi freschi, dove la quantità è salita a più di 21 kg per persona, che corrisponde ad un aumento dell’1,5% (330 grammi). Ma è proprio qui che si nasconde la fregatura: solamente 2/3 dei prodotti caseari erano infatti di provenienza elvetica e la quota di formaggio estero è cresciuta per l'ottava volta consecutiva. Un segnale certamente allarmante!

Per invertire questa tendenza i produttori caseari inizieranno in maggio una campagna a livello nazionale chiamata "Swiss Milk inside". In questo contesto il principio del "Cassis de Dijon" approvato in Svizzera nel 2009, e introdotto unilateralmente e contro la volontà dell’Unione Svizzera dei Contadini nel 2010, aggrava ancora di più la situazione, siccome cerca di abbattere le barriere del protezionismo. Il principio, per farla breve, permette a un prodotto, legalmente fabbricato e messo in commercio nell'UE o nello Spazio Economico Europeo, di venir commercializzato anche nella Confederazione, senza sottostare ad ulteriori controlli e senza esigere che questi prodotti importati siano conformi alle normative svizzere.

Una contraddizione vera e propria: da una parte si vogliono produrre derrate alimentari svizzere di alta qualità, che rispettino il benessere degli animali, che siano perfette a tutti i livelli, controllate in maniera pignola e sistematica (giustamente, non fraintendeteci), ma poi dall’altra entra un po’ di tutto. Per questo motivo il direttore dell’Unione Svizzera dei Contadini, Jacques Bourgeois, ha presentato un'iniziativa parlamentare che chiede appunto al Parlamento di escludere gli alimenti dal campo d'applicazione del "Cassis de Dijon". Per fortuna le commissioni competenti di entrambe le Camere sostengono l’iniziativa, malgrado il parere contrario del Consiglio Federale, che con questo principio pensa di incentivare la concorrenza e permettere di contrastare gli elevati prezzi svizzeri, diminuendo il turismo degli acquisti. Effetti positivi che tuttavia finora non si sono visti, si è anzi constatata una lenta erosione della qualità degli alimenti, sono cresciuti gli inganni ai danni dei consumatori, parimenti all’inflazione e ai costi amministrativi supplementari.

L’auspicio è dunque che, grazie ad una larga adesione e un sostegno parlamentare all’iniziativa, si possano correggere gli errori e le scelte fatte in precedenza così come l’attuale situazione. Chiaramente tutto ciò va a sfavore della produzione indigena di alta qualità.

Ennesima penalizzazione per gli agricoltori Svizzeri

L'accordo unilaterale "Cassis de Dijion" prevede, oltre alla deleteria eliminazione dei controlli di qualità per i prodotti esteri, l'abolizione del protezionismo doganale.

Dopo che il Franco forte sta mettendo di fronte a grandi sfide il settore, in particolare per i prodotti con alte quote di esportazione, dopo che l’indice dei prezzi di produzione dei prodotti agricoli svizzeri dall’estate scorsa ha subito una massiccia diminuzione, sicuramente l'abolizione di questo principio attenuerebbe almeno parzialmente gli effetti negativi e sarebbe un bel segnalo per il settore e l'economia indigena. Da notare inoltre che la fallimentare politica del Consiglio Federale in questo ambito non prevede alcuna reciprocità.

Questo significa che i produttori svizzeri incontreranno tutti gli ostacoli per l'esportazione, in quanto paese fuori dallo Spazio Economico Europeo, senza alcuna eccezione. Tutto ciò non è accettabile, soprattutto da parte delle nostre autorità che dovrebbero difendere gli interessi della nostra economia. Chiaramente questo favorisce una concorrenza sleale e il dumping salariale, mettendo ulteriormente in difficoltà il settore economico primario.

Sem Genini e Nicholas Marioli, candidati per la Lega in Gran Consiglio

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