Lara Del Rocino
Se il Prof. diventa un algoritmo
Redazione
2 mesi fa
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L'integrazione dell'intelligenza artificiale nel contesto educativo è un argomento di attuale e fervente dibattito tra educatori, studenti, genitori. La politica invece, come spesso accade quando confrontata con fenomeni di repentina trasformazione sociale, appare apatica, quasi disinteressata.

Da una parte, l’IA promette di rivoluzionare l'educazione, personalizzando l'apprendimento, democratizzanodolo, rendendolo più efficace ed accessibile. Dall'altra, suscita preoccupazioni legate ai rischi di inaridimento e di disumanizzazione dell’esperienza educativa e trova diffusi e coriacei fronti di scetticismo e di resistenza che fondano le proprie radici nei paludosi scoscendimenti del coservatorismo e del conformismo che non di rado paralizzano la scuola.

L'argomento più persuasivo a favore dell'integrazione dell'IA nelle scuole è la sua potenzialità nel preparare i giovani al dinamico confronto con il futuro, familiarizzandoli con le tecnologie emergenti e consentendo loro di sviluppare competenze essenziali per il mondo del lavoro. Gli algoritmi che guidano lo sviluppo dell’intelligenza artificiale si adattano inoltre alle esigenze di apprendimento individuali offrendo percorsi personalizzati che potrebbero aumentare l’efficacia dell’istruzione. Tutto questo non solo potrebbe essere di grande aiuto alle persone in formazione per avanzare al proprio ritmo, ma può sostenerle nell’identificare e colmare lacune accumulate lungo il loro percorso, un compito di fronte al quale oggi la scuola, è doveroso riconoscerlo, si trova in evidente affanno. 

I nuovi strumenti digitali materializzatisi e diffusisi su ampia scala nel breve volgere di qualche mese a condizioni di accesso gratuite o perlomeno (per ora) “popolari”, costituiscono supporti di apprendimento (linguistico ma non solo) che il mondo della formazione dovrebbe integrare per rendere l’istruzione più accessibile, favorendo forme di integrazione e di ferma contrapposizione al crescente e diffuso imbarbarimento culturale.

Nonostante le immanenti opportunità che la nuova stagione digitale sembra offrire, l’uso dell’IA nel sistema educativo solleva importanti preoccupazioni. L’educazione non è confinabile nella mera acquisizione di conoscenze; è anche fonte di arricchimento dello spirito critico, di emancipazione del pensiero, di costruzione di strutture emotive e di competenze sociali; esigenze queste, che non potranno essere immolate sull’altare dell’adesione miope e incondizionata al cambiamento.

L’introduzione dell’IA nel sistema scolastico rappresenta una delle più significative e stimolanti sfide educative del nostro tempo e ha il potenziale per far evolvere il modo in cui insegniamo e apprendiamo.

Per affrontare questa avvincente sfida la scuola deve dare prova di dinamismo e lungimiranza, deve affrancarsi dalla paura sempre più penalizzante di affrontare il cambiamento dimostrando di saperlo promuovere, gestire e orientare. Sarà necessario che la politica la sostenga con i necessari investimenti in infrastrutture e risorse e nella fondamentale formazione degli insegnanti che, oltre all’uso delle tecnologie, dovranno essere sensibilizzati ai principi etici che tale trasformazione si porta appresso.

Detto diversamente la scuola dovrà dare prova, con un atteggiamento attento e riflessivo, di saper leggere la realtà che si trasforma a ritmi inconsueti oltre i perimetri delle aule e di affrontarla coniugando in termini nuovi e dinamici, intelligenza naturale e intelligenza artificiale, arricchendo l’esperienza educativa senza comprometterne gli imprescindibili valori fondanti: equità, inclusione, etica e centralità della relazione umana.

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