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Sara Imelli - AVS donne a 65 anni, sarà parità salariale a breve?
Redazione
3 anni fa

Il progetto AVS 21 è stato votato al Nazionale e a settembre tornerà sui banchi degli Stati per essere ulteriormente affinato. Questo progetto, a detta di chi lo sostiene, mira a stabilizzare il primo pilastro (AVS) fino al 2030.

L’età pensionistica delle donne passerà quindi da 64 anni (tetto introdotto nel 1997, prima era di 62) a 65 anni. Se questa modifica entrerà in vigore il cambiamento avverrà un anno dopo l’approvazione definitiva della riforma.

Questo progetto sarebbe corretto come parità di trattamento tra uomo donna, ma...c’è un MA! Si vuole alzare l’anno di pensionamento delle donne senza correggere la disparità salariale tra uomo e donna. Nel 2019 il salario di una donna era di media era inferiore al 18.1%, con tassi al fino al 23%.

La disparità salariale è oggetto di studi in molte realtà. A livello europeo, è stata istituita una giornata denominata Equal Pay Day. L’Equal Pay Day vuole illustrare in modo concreto ed immediato il divario salariale che esiste tra uomo e donna: un uomo riceve il proprio salario già dal 1° gennaio 2020, mentre una donna, invece, deve lavorare gratuitamente per il 14,4% dell’anno prima di ricevere il proprio...ovvero, per il 2021, fino al 20 febbraio! Per questo motivo ogni anno la data dell’Equal Pay Day cambia.

Con questa riforma le donne, ed in particolare quelle con i redditi più bassi, verranno penalizzate ulteriormente: l’età di pensionamento aumenta di un anno, i costi di compensazione vengono ridotti e la riscossione anticipata della rendita AVS sarà possibile solo a 63 anni e non più a 62.

Salari bassi danno vita a rendite basse e per le donne della “generazione di transizione” questo comporta perdite annue di rendite stimante a fr. 1’200.00.

Con questa modifica di legge si vuole allora favorire maggiormente la disparità salariale e di rendita di vecchiaia tra uomo e donna?

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