Fabio Poma
Risposta al signor Bertoli
©Chiara Zocchetti
©Chiara Zocchetti
Redazione
4 giorni fa
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In un mio articolo apparso lo scorso 30 agosto sul CdT mi chiedevo se l’ex consigliere di Stato Bertoli e la sinistra in generale si fossero mai interrogati su quale dovrebbe essere il livello massimo di tassazione per un benestante. Pronta è arrivata la risposta del signor Bertoli, che ha affermato: "Certo che a sinistra ci si chiede quale sia il grado di accettazione del peso fiscale, ma ce lo si chiede per tutti, comprendendo nel peso fiscale anche il premio di cassa malati, che è un’imposta diretta sulla salute, purtroppo pagata in maniera non proporzionale". Con un esempio simbolico, egli ha voluto evidenziare l’incidenza percentuale del premio di cassa malati in una coppia con un reddito imponibile di un milione di franchi rispetto a una con 65'000 franchi, sostenendo che quest’ultima, tra tasse e premi, non si discosterebbe molto, in termini percentuali, da quanto pagano i contribuenti più facoltosi. Tuttavia, Bertoli non ha risposto alla mia precisa domanda e, peggio ancora, ha deliberatamente lasciato incompleto il suo calcolo propagandistico. Sarebbe stato corretto adattare la sua proiezione includendo anche il costo dell’iniziativa, stimato a 300 milioni di franchi, pari a 20 punti di moltiplicatore cantonale.

Il costo dell’iniziativa è oggi improponibile per il Ticino

Le cifre da lui esposte cambierebbero radicalmente, soprattutto per le persone benestanti, molte delle quali non esiterebbero a lasciare il Ticino, anche perché sanno bene che la prossima mossa della sinistra sarà quella di voler legare i premi di cassa malati al reddito, come lo stesso Bertoli ha proposto senza pudore nel suo articolo del 6 agosto. Per lui e per la sinistra i ricchi sono vacche da mungere: ed è proprio per questo che non si azzarderanno mai a fissare un’aliquota massima di tassazione, oltre la quale anche loro la riterrebbero un’indecenza. È triste che, da ex consigliere di Stato, perfettamente a conoscenza dello stato delle casse pubbliche e delle dinamiche partitiche che da anni paralizzano il Governo nell’arginare una spesa crescente e incontrollata, egli sostenga con forza l’iniziativa del 10%. Evidentemente parla più la pancia che la testa: con un minimo di onestà intellettuale, infatti, dovrebbe riconoscere che il costo dell’iniziativa è oggi improponibile per il Ticino. E non può nemmeno appellarsi al cuore, perché, sempre con un minimo di onestà, dovrebbe ammettere che tassare ulteriormente chi già versa il 40% del suo reddito imponibile, senza contare i contributi obbligatori per AVS, AI e IPG, rischierebbe di far fuggire i principali finanziatori delle nostre casse pubbliche, mettendo a grosso rischio anche chi oggi gode di aiuti statali, ossia coloro che pretende di difendere.

Il Parlamento non accetterà mai un aumento delle tasse del 10%

Un ticinese su tre beneficia dei sussidi di cassa malati e più di uno su quattro è esente dal pagamento delle imposte. Ciò è possibile grazie soprattutto al contributo di pochi contribuenti facoltosi, che dovremmo, al contrario, tenere stretti. La proposta di finanziamento per coprire i 300 milioni dell’iniziativa, che non è altro che un tentativo di ridistribuzione della ricchezza nel nostro Cantone, è puramente teorica e ingannevole. Il Parlamento non accetterà mai un aumento delle tasse del 10%, dell’aliquota sulla sostanza del 3,5 per mille e delle stime immobiliari del 15%, e la sinistra ne è perfettamente cosciente. Ma anche se venissero in parte accettate, sanno benissimo che dovranno essere accompagnate da misure di risparmio che non potranno prescindere da tagli anche alla socialità. Sembra non essere una loro preoccupazione, esattamente come per la 13esima AVS, per la quale non ci si è mai chiesti seriamente come finanziarla. La realtà è che, se si limiteranno i premi al 10% dell’imponibile, i costi della cassa malati lieviteranno ulteriormente. Già oggi vi è scarsa sensibilità nell’uso delle prestazioni: vige il principio "io pago, dunque consumo". Con i premi congelati, l’attenzione alla spesa diminuirebbe ulteriormente. Il problema dei costi sanitari è strutturale e andrebbe affrontato con serietà, al di fuori degli steccati partitici. La politica responsabile non si fa con proclami, ma con pianificazioni fondate su valutazioni solide, ponderando sempre opportunità e rischi.

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