
Lo avrete notato tutti, perché è un classico: all’avvicinarsi e durante le campagne elettorali, i giovani tornano prepotentemente alla ribalta: ci si occupa e ci si preoccupa di loro, sono sotto i riflettori di tutti. Potrei dire “siamo” al centro dell’attenzione, perché io sono uno di loro. Un giovane attento a quello che succede attorno a me, nel mio comune, nel resto della Svizzera, oltre i confini nazionali. Perché, volenti o nolenti, siamo tutti interconnessi e interdipendenti. Lo sappiamo bene noi giovani cresciuti nell’epoca delle cosiddette autostrade della comunicazione. Quando si parla di noi, ci si rivolge quasi esclusivamente al futuro, che in sé è una buona cosa. Ma non è del tutto giusto. Parlare di giovani non ha soltanto a che vedere con il futuro, ma ha soprattutto a che vedere con il presente, con il qui e adesso. Secondo me non ha molto senso un discorso improntato sulle capacità dei giovani di assumersi in futuro responsabilità politiche, amministrative, professionali, imprenditoriali e di ogni altro genere, quando la nostra società ci nega il diritto di decidere di noi stessi e ci nega il diritto di accedere a cariche politiche perché ci manca l’esperienza. L’esperienza non cade dal cielo, un giovane se la fa perché è nelle condizioni di potere camminare con le proprie gambe, anche tra mille ostacoli, ma camminare davvero. Ho la fortuna di poter esercitare la professione che amo – sono architetto – e di lavorare nell’impresa di famiglia, mentre molti giovani devono battersi per avere un lavoro con un salario decedente. Nella mia attività quotidiana di giovane responsabile della ditta (ho 31 anni), mi metto in gioco ogni giorno. Mi confronto non solo con la mia realtà, ma con quella di tutti gli altri. Questi fitti contatti con persone più disparate, mi danno molto e mi fanno capire che c’è molto da fare, molto da costruire. I bisogni sono tanti e chi sta meglio di altri, ha il dovere di prestare attenzione alle fasce più vulnerabili, come i giovani ma anche gli anziani. Credo davvero che una delle missioni della politica, come io la intendo, sia essere al servizio di tutta la comunità. La motivazione e la grande energia con le quali vivo la mia vita, la mia professione e il mio comune – perché un comune va davvero vissuto per sentirlo dentro – vengono rafforzate giorno per giorno dai contatti personali e dalle storie che mi raccontano. Nasce in fondo così la mia passione per la politica. Mi viene spesso in mente l’ «Appello ai giovani» del grande statista democristiano Alcide De Gasperi: «Siate voi stessi, siate ottimisti». Lo dobbiamo al nostro presente e al nostro futuro. Renzo Fossati, candidato n.30 sulla lista n.1 PPD e Generazione Giovani per il Consiglio comunale di Mendrisio
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