
Un allagamento in un deposito della Pretura di Bellinzona ha danneggiato in modo irrimediabile varie serie di incarti passivi (fascicoli chiusi). Dopo consultazione con Divisione della giustizia e Archivio di Stato, i documenti sono stati eliminati. La notizia è stata diffusa dalla Pretura ed è riportata da laRegione, che cita il Foglio ufficiale. Le serie interessate, secondo l’elenco pubblicato, comprendono (tra le altre): per il periodo precedente al 2011 (vecchio CPC) cause ordinarie appellabili e inappellabili, speciali, esecuzioni e fallimenti, penali, procedure accelerate, misure di protezione coniugale e conciliazioni; per il periodo successivo al 2011 (nuovo CPC) procedure sommarie, semplificate, speciali di diritto matrimoniale, cautelari e conciliazioni; inoltre “grida”, moratorie, tassazioni e pratiche di assistenza giudiziaria, commutazioni di multe, indennità testi, ricevute raccomandate, scritti utenza e, soprattutto, incarti relativi a certificati ereditari, pubblicazione di testamenti e rinunce di eredità (fino al 2018). La Pretura precisa che non esisteva un archivio digitale di tali fondi.
Perché è importante
Anche se “passivi”, questi incarti possono essere necessari per ricostruire diritti, provare fatti in nuove procedure e garantire certezza del diritto. La Legge ticinese sull’archiviazione (LArch) impone la conservazione ordinata, integra e sicura dei documenti pubblici e coinvolge l’Archivio di Stato nelle decisioni di versamento o scarto: è dunque una questione di interesse pubblico.
Le domande
Restano da chiarire quando sia avvenuto l’allagamento, quale ne sia stata la causa e quali procedure di salvataggio siano state tentate prima dello scarto (p.es. congelamento ed essiccazione controllata, raccomandati a livello internazionale per materiali bagnati).
Cosa si può fare ora
In sintesi. Non sono “carte vecchie”, ma memoria giuridica. Servono risposte puntuali e misure concrete per evitare che un episodio del genere possa ripetersi.
Paolo Balzari, Vice Presidente de Il Noce Bellinzona