
Mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) si appresta ad acquisire nuovi poteri grazie all’adozione del Regolamento Sanitario Internazionale (RSI) modificato, cresce in Svizzera – come in altri Paesi – il malcontento per un processo decisionale calato dall’alto, privo di trasparenza e completamente scollegato dalla volontà popolare, per lo più ignara perché non informata.
Il 1° giugno 2024 l’Assemblea Mondiale della Sanità aveva approvato modifiche sostanziali al RSI, una decisione vincolante per gli Stati membri. Tra le novità figurano l’attribuzione al Direttore Generale dell’OMS del potere di dichiarare pandemie in modo unilaterale, la definizione centralizzata dei “prodotti sanitari rilevanti” come vaccini e terapie geniche, e la possibilità di autorizzazioni d’emergenza che eludono i controlli standard di sicurezza ed efficacia.
Inoltre, è stato introdotto un meccanismo di finanziamento obbligatorio a carico degli Stati membri (e nessuno si è dato la briga di spiegarci quanto ciò verrà a costare a noi contribuenti!) ed è previsto un sistema per combattere la cosiddetta “disinformazione”, con l’incarico all’OMS di stabilire cosa debba essere censurato.
La Svizzera, nonostante la sua lunga tradizione di democrazia diretta, non ha mai sottoposto queste decisioni alla consultazione popolare. Il Consiglio federale ha annunciato che non dichiarerà l’opting-out, sostenendo che si tratta di “modifiche tecniche di scarsa rilevanza”: ricordiamo che tali emendamenti riguardano comunque 29 dei 66 articoli del RSI. Ha inoltre rassicurato che il Paese potrà comunque deviare dalle raccomandazioni dell’OMS. Nessuna votazione è stata prevista, né è stata attivata una procedura parlamentare adeguata che legittimi emendamenti al RSI di tale portata.
Dal 2022, in Parlamento sono stati presentati oltre 40 atti per chiedere chiarezza e trasparenza su tali modifiche del RSI, ma nessuno ha avuto esito concreto. Perfino una mozione (Glarner) votata e approvata da entrambe le Camere, che chiedeva l’obbligo di dibattito e approvazione parlamentare per ogni accordo con l’OMS, è stata di fatto ignorata. Il 20 giugno 2025, mentre il Parlamento chiudeva i battenti per la pausa estiva, il Consiglio federale ha annunciato l’adesione alle modifiche del RSI, limitandosi a emettere una riserva sulle norme relative alla censura informativa.
Oggi, 19 luglio, scade il termine per dichiarare l’opting-out, quindi per noi le modifiche entreranno automaticamente in vigore il 19 settembre 2025. Dopo il rigetto di Israele e Stati Uniti, veniamo a sapere che all’ultima ora anche Italia e Austria “hanno lasciato il carrozzone”, come titola “La Verità” in data odierna.
La popolazione svizzera rimane invece “col cerino in mano”. Proprio nel Paese della democrazia diretta di cui all’estero si ha un’alta considerazione e siamo guardati con invidia, si sperava che il Sovrano potesse avere voce in capitolo. Speranza mal riposta.
Dati i trascorsi su RSI e tanto altro è ora di sfatare questo mito della tanto decantata democrazia diretta e che si guardi in faccia alla realtà: oltre al “trattato di sottomissione” con l’Unione europea (su cui voteremo puntando sul referendum obbligatorio) dovremo ora sottostare anche ai diktat delI’OMS soltanto perché il Consiglio federale non ha voluto avviare l’iter democratico permettendo che decidesse il Parlamento? Anche no!
Maria Pia Ambrosetti
Granconsigliera HelvEthica Ticino