
Non si tratta di uno slogan volto ad incentivare la migrazione dal Canton Ticino delle nuove generazioni, ovvero il futuro del nostro paese. È piuttosto un’opportunità che va colta e che in futuro, con la sempre maggiore mobilità delle persone unita all’ampio bagaglio d’esperienze che oggi un numero crescente di lavoratori può annoverare sul proprio curriculum, ci permetterà di continuare ad essere veramente competitivi.
Un giovane dunque, un posto di lavoro ma non per forza a mezz’ora da casa e nemmeno per forza in Ticino. Non è questa una rassegnazione di fronte al crescente numero di frontalieri attivi nel nostro Cantone, bensì una precisa volontà di mettersi in gioco, facendo dei sacrifici, ampliando i propri orizzonti e contemporaneamente anche il bagaglio d’esperienze. La fase di lontananza dal Ticino, nell’ottica di un percorso che poi dovrà riportare il giovane fra le natie vallate, non deve necessariamente essere un esilio eterno. Se così fosse, e se i giovani fossero veramente costretti ad abbandonare il Ticino per necessità e non per una precisa volontà, allora saremmo di fronte ad un problema, quello della disoccupazione dilagante. Un problema che affligge purtroppo il Ticino, che non va sottovalutato, ma che non rappresenta (per ora) fortunatamente un’emergenza come invece è il caso oltre confine.
La possibilità di varcare il San Gottardo per stabilirsi qualche tempo in Romandia oppure nella Svizzera tedesca – dove le occasioni di lavoro non mancano malgrado il “problema” linguistico – può in qualche modo essere vista come un sostitutivo di quanto andrebbe già fatto, con una certa regolarità, nel corso della scolarità obbligatoria: gli scambi fra le comunità linguistiche. Un punto quest’ultimo che rappresenta uno degli assi principali lungo i quali si articola, all’interno del Messaggio sulla cultura 2016-2020 approvato nel giugno 2015 dal Parlamento, la promozione delle lingue nazionali e della comprensione tra le comunità linguistiche, associata appunto alla promozione degli scambi culturali interni. Partire ed incontrare altre culture, altre stili di vita, altre mentalità sarebbe già solo quello un grande arricchimento ma se in più vi si aggiunge la possibilità di un’esperienza lavorativa il quadro è fatto.
Per fare un parallelismo d’attualità va ad esempio ricordato che recentemente, grazie alla nuova Legge sugli Svizzeri all’estero, si sono gettate le basi per un maggiore coinvolgimento ed una maggiore vicinanza al paese da parte della Quinta Svizzera. I nostri concittadini sparsi per il mondo rappresentano ora, finalmente, dei veri e propri ambasciatori. Ecco allora che nel nostro piccolo, siccome gli obiettivi in termini di coesione nazionale sono ben lungi dall’essere raggiunti, pure i giovani ticinesi potrebbero fungere da ideali ambasciatori del Ticino e dell’italianità nel resto della Svizzera, rafforzando così i legami con i pari età – e non solo – d’oltralpe e nel contempo fungendo da promotori della conoscenza reciproca.
Giovani, osate confrontarvi con i coetanei francofoni e germanofoni. Tornerete a “casa” felici, con un bagaglio d’esperienze che nessuno vi potrà più levare e che vi sarà estremamente utile nel prosieguo delle vostre carriere professionali.
Nicolò Parente, candidato al Consiglio nazionale di Generazione Giovani (Lista Sopraceneri)
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