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Nathalie Tami - Dipingiamo le settimane bianche a Bellinzona
Redazione
2 anni fa

Torna alla ribalta la notizia della soppressione della settimana bianca alle scuole comunali di Bellinzona. Decisione unanime dei direttori, si legge.

Difficile capirne le motivazioni, condividerne gli argomenti. Se da un lato ne sono intuibili le ragioni politi-co-amministrative, a lasciare l’amaro in bocca è la presa di posizione unanime di coloro che dirigono gli isti-tuti scolastici. Amministrazione e politica a scapito di formazione e cultura? Da mamma e cittadina: no gra-zie!

La scuola è un bene comune, un luogo in cui la pubblica istruzione, gratuita e di qualità, deve essere ga-rantita. Le distinzioni sociali, le provenienze culturali diverse e le situazioni economiche impari, grazie a questa istituzione, vanno attenuate. In nome della parità, delle pari opportunità, l’istituto scolastico si er-ge a garante del diritto a una formazione di qualità.

ll percorso formativo si articola su tre ordini scolastici, che si susseguono, dalle scuole dell’infanzia alle scuole medie e oltre, garantendo continuità a un percorso scolastico volto a formare dei cittadini consapevoli, pronti ad essere parte attiva della collettività.

Cosa si intende per formazione? La pedagogia sottolinea come l’apporto culturale non debba limitarsi alla trasmissione del sapere da parte di un docente, ma completarsi con l’acquisizione di competenze da par-te del discente, in modo adeguato rispetto allo sviluppo del bambino prima, dell’adolescente poi.

Al centro della scuola deve essere posto l’allievo: lo sentiamo dire sempre alle riunioni per i genitori. L’allievo al centro dell’apprendimento è infatti un principio cardine dei piani di studio della scuola ticinese ed è un presupposto condiviso da chi opera nella scuola, che lo applica quotidianamente nella sua pratica didattica.

La centralità dell’allievo nel processo di apprendimento va però considerata sempre, in ogni decisione, settimana bianca compresa, perché è assolutamente chiara, dati gli obiettivi della scuola nel suo insieme, la valenza di una settimana di socializzazione attraverso lo sport al di fuori delle mura scolastiche. Proprio per la sua essenza di scuola fatta insieme e nel territorio, è un’opportunità di crescita senza pari, impossi-bile da replicare tra i banchi e assolutamente indimenticabile, anche da adulti.

Il tentativo di spiegare il taglio della settimana bianca scomodando argomenti secondo i quali gli sport in-vernali sarebbero praticabili solo da pochi, quasi come se si volessero etichettare legandoli esclusivamen-te a una situazione economica/sociale, è del tutto insoddisfacente.

La formazione, nel suo complesso, deve essere slegata da qualsiasi condizionamento e non contempla la possibilità di porre limiti di accessibilità. Non spetta alla scuola valutarne la fattibilità. Sarebbe grave se lo facesse. Deve invece favorirla, in ogni sua forma, facendo in modo che possa essere accessibile a tutti e a tutte. Questo ci si aspetta dalla scuola dell’obbligo. Il suo obiettivo riguarda la dimensione culturale-educativa complessiva. La scuola fornisca gli strumenti, porti gli allievi a meravigliarsi tramite la conoscenza e la pratica, anche quelle, preziose, che si acquisiscono tramite lo sport e la socializzazione. Questo è il compito educativo che le spetta.

A noi comuni cittadini spetta il diritto-dovere di esprimere amarezza e delusione nel dover (ri)leggere la notizia di una misura che antepone la necessità di far quadrare un bilancio all’offerta formativa dei bambi-ni.

Da mamma, comune cittadina e socialista, difendo una scuola a colori per i bambini di Bellinzona. Settima-ne bianche, verdi ... dipingiamo la scuola !

Nathalie Tami,

membro di direzione PS cantonale

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