
Negli ultimi anni, la sensibilità nei confronti delle molestie sessuali sul posto di lavoro è migliorata. Se ne discute più apertamente, le vittime trovano (talvolta) più ascolto, le aziende iniziano a interrogarsi. Eppure, ancora oggi, molte donne che subiscono molestie si sentono impotenti, paralizzate dalla vergogna e dal timore di non essere credute. Ci si sente in torto, quando in torto non si è. In Svizzera, oltre una persona su due subisce nel corso della propria vita professionale comportamenti molesti di natura sessuale. Le donne, in particolare, si confrontano con queste situazioni ogni giorno: battute volgari, osservazioni sul loro aspetto fisico, contatti indesiderati, fino ad arrivare ad aggressioni vere e proprie.
La molestia sessuale è, in ogni sua forma, un abuso di potere. Un gesto volto a sottomettere e umiliare. Non serve che sia ripetuto nel tempo: basta un solo episodio per violare la dignità e la libertà di una persona. E non conta l’intenzione di chi lo compie ("era solo uno scherzo", "volevo fare un complimento"), conta come quel comportamento viene percepito. Se genera disagio, se è indesiderato, se è offensivo, se ti ha fatto male, allora è una molestia. Spesso chi subisce una molestia non riconosce subito ciò che le sta accadendo. Si attivano meccanismi di colpevolizzazione e di silenzio. “Forse ho esagerato, forse ho frainteso”. No. Se ti sei sentita umiliata o a disagio, allora hai tutto il diritto di parlare e dire basta. Le conseguenze delle molestie sessuali non si fermano al momento dell’episodio. Possono lasciare cicatrici profonde: disturbi del sonno, ansia, depressione, isolamento sociale. Rovinano l’intero ambiente lavorativo, generando un clima tossico anche per chi assiste e si sente impotente. Chi riduce questi atti a semplici “battute” o “malintesi” o al fatto che “non si può più dire niente” contribuisce alla normalizzazione della violenza.
Difendersi è un diritto. Il datore di lavoro ha il dovere – morale e legale – di prevenire le molestie e di intervenire con decisione quando si verificano. Chi denuncia deve essere ascoltato e protetto. Chi molesta, deve essere sanzionato. Restare in silenzio significa essere complici. Anche colleghe e colleghi hanno un ruolo fondamentale: non basta non molestare, bisogna anche scegliere di non voltarsi dall’altra parte. Tuttavia, molto rimane ancora da fare e parlarne è il primo passo. Per questo, sabato 14 giugno alle ore 10, presso Inclusione andicap di Giubiasco, il gruppo donne dell’Unione sindacale svizzera organizza un incontro pubblico per sensibilizzare sul tema delle molestie sessuali sul posto di lavoro. Un’occasione per. confrontarsi, informarsi, condividere esperienze. E soprattutto per ricordare che nessuna deve sentirsi sola.
Giulia Petralli per il Gruppo donne USS