
No, il titolo non è un errore. Sono anni che i difensori delle città accusano i comuni limitrofi di essere dei paesi dormitori, sottolineando come coloro che lavorano e hanno un’attività nel centro pulsante dell’economia cittadina, poi vivano e spendano al di fuori dei confini, seppur solo campanilistici.La realtà però è esattamente l’opposto: ad essere un paese dormitorio, o meglio addormentato, almeno nel caso di Bellinzona, è la città stessa!Gli abitanti della Turrita hanno la fortuna di avere un grazioso centro cittadino, parzialmente pedonale da poter sfruttare per eventi e manifestazioni. Non mancherebbe nulla alla Capitale per diventare un centro vivo e palpitante di ogni genere di attrazioni: linfa vitale per far riprendere a battere un cuore giovane e vigoroso al centro dell’intero Cantone. Purtroppo però, non capita spesso di veder sfruttata questa grande potenzialità, anzi vi sono sempre più persone che limitano l’utilizzo in tal senso, sia del centro storico, sia di Piazza del Sole. Come mai? Il mistero è presto svelato, alcuni cittadini che risiedono nel centro città preferiscono alimentare la loro sfrenata passione per la lamentela. Non importa l’oggetto o la proposta in questione: loro si lamentano per ogni cosa. Quasi tutte le manifestazioni vengono messe in discussione e minacciate di chiudere i battenti. Per ora si salvano solo e sempre i soliti: il mercato del sabato mattina e il Rabadan. Un triste calendario per una città come Bellinzona.La domanda a questo punto sorge spontanea: se si vuole la quiete ad ogni ora del giorno e della notte, perché scegliere di rimanere o addirittura di trasferirsi a vivere proprio nel cuore della città? Ritengo che nel Bellinzonese – ma più probabilmente potrei osare affermare, anche in tutto il resto del Ticino – ci siano innumerevoli zone residenziali molto tranquille e adatte a persone che hanno poca tolleranza nei confronti del cosiddetto «disturbo della quiete pubblica». Quando qualche anno fa, ho scelto di lasciare Claro per venire a vivere nella Capitale, ero cosciente delle sue caratteristiche, e quindi ero altrettanto consapevole dei vantaggi e degli svantaggi che essa mi avrebbe offerto, in particolare confrontando questi ultimi al paese in cui sono nato e cresciuto. A suo tempo ho ponderato la mia scelta e senza alcuna esitazione ho deciso di trasferirmi qui: ero certo che molte situazioni di vita sarebbero state diverse, ma ero anche pronto ad affrontarle. Non tocca a me decidere, chiaramente. Ma mi preme comunque sollevare la questione: che tipo di centro cittadino si vuole a Bellinzona? Solo ed esclusivamente residenziale? Oppure si vuole sfruttare anche la bellezza del centro per promuovere manifestazioni di vario genere, che – si sa – generano comunque un indotto economico? Sono queste le domande che a mio avviso i cittadini, giovani e meno, si pongono tutte le volte che ogni proposta viene bocciata o limitata, generando frustrazione e la fuga verso centri più dinamici.Credo che il solo mercato del sabato mattina e il Rabadan, siano ben poca cosa come offerta alla popolazione. Per il futuro urgono soluzioni che cerchino di dare nuova linfa e vitalità a Bellinzona: sarebbe davvero insensato non sfruttare tutte le sue molteplici potenzialità. Mirco Delorenzi, Candidato al CC di Bellinzona PPD
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