
Dopo la bocciatura dell’iniziativa parlamentare che chiedeva il divieto di costruire minareti, il Gran Consiglio potrà ora esaminare la petizione che avevo presentato il 1. dicembre 2006 e che affronta il problema sotto una diversa ottica in quanto non chiede di vietare la costruzione di minareti, bensì di usarli per il richiamo alla preghiera, e ciò ancorando nella Costituzione il divieto generico di fare appelli sonori alla preghiera con l’eccezione del tradizionale e millenario suono delle campane. In data 14 settembre 2007 l’allora segretario della Commissione delle petizioni e dei ricorsi (Fausto Fornera), mi aveva comunicato che la Commissione aveva deciso di sospendere l’esame della mia petizione in attesa dell’evasione dell’iniziativa parlamentare contro l’edificazione dei minareti. Bene, ora che tale iniziativa è stata bocciata, può avere inizio come detto l’esame della petizione, Da varie parti , in vista della votazione federale su questo tema, si assicura che i minareti svizzeri rimarranno “muti”, ma personalmente non ci credo, perché i musulmani fondamentalisti che vivono in Europa e che gestiscono la gran parte delle moschee (anche in Ticino : la Comunità islamica ticinese – da non confondere con la Lega dei musulmani – è una derivazione dell’organizzazione fondamentalista dei Fratelli musulmani, a cominciare da uno dei suoi fondatori – Yussef Nada – e a finire con il portavoce Hassan el Araby) adottano la tattica delle fette di salame per guadagnare terreno, alzando sempre l’asticella delle loro pretese e rivendicazioni (interessanti studi sono stati fatti in proposito in Francia e sono pubblicati sul sito: www.ilguastafeste.ch) . Quindi prima o poi, quando magari ci sarà una bella rete di minareti, qualche imam chiederà di poterli usare per il richiamo alla preghiera (come successo in Gerrmania) , e a quel momento ci sono buone possibilità che – dopo una serie di ricorsi – il Tribunale federale finirà con il concedere tale autorizzazione in nome della libertà di religione o della parità di trattamento con le campane dei cristiani. Per questo la soluzione giusta secondo me consiste nell’iscrivere nella Costituzione il divieto di fare richiami sonori alla preghiera, con l’eccezione del millenario e tradizionale suono delle campane, ormai entrato a far parte della nostra cultura (nell’edizione del Cdt del 28.8.08 Moreno Bernasconi scriveva in un editoriale che “la dottrina giuridica autorizza a distinguere fra emissioni sonore che fanno parte degli usi e costumi locali (ad esempio le campane) e altre che non ne fanno parte (come il richiamo del muezzin)” Giorgio Ghiringhelli, il Guastafeste
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