In novembre, all’indomani dell’annuncio del Municipio, l’UDC di Mendrisio ha detto «No» all’aumento delle tasse. Un «No» convinto, di principio e indipendente dal peso dell’aumento annunciato. Un «No» che ha provocato anche tensioni interne, ormai digerite e dimenticate, per la prontezza e la determinazione con cui ha voluto dirlo. Nelle settimane seguenti, i contribuenti della Città sono stati spettatori della «Guerra dei bottoni» a distanza, sui media, fra radicali-liberali e centristi. I primi – alla difesa della loro maggioranza nell’esecutivo nel tentativo di ridare credibilità al Municipio inadempiente – sostenendo, come dicono, che alcune centinaia di franchi in più per il contribuente medio dopotutto sono noccioline; i secondi – nel tentativo di fare credere di badare ancora agli interessi del ceto medio –propinando qualche cosmetico taglio al budget. Lunedì sera, il Consiglio comunale avrà deciso se avallare o meno l’inadempienza del Municipio, il quale – è sotto gli occhi di tutti – si è mostrato noncurante tanto alla volontà dei Ticinesi (dunque, anche dei Momò) recentemente espressisi in votazione in favore del principio del freno all’aumento delle spese e della pressione fiscale; quanto della difficile situazione che tutti stiamo vivendo. Il risultato è pressoché scontato: dopo qualche scaramuccia di “facciata”, all’orizzonte c’è l’aumento delle tasse. L’UDC di Mendrisio era ed è contraria al rialzo del moltiplicatore. Per l’UDC, anche un rialzo moderato rende meno attrattiva la Città agli insediamenti privati e agli attori economici; il rischio è una spirale incontrollabile. Spendere con oculatezza i soldi dei contribuenti e garantire alle generazioni future conti sani e indebitamento ragionevole (non con aumenti di tasse) è compito degli amministratori della Cosa pubblica. È necessario cambiare rotta ora: è ora.
Pier Pasi, Presidente UDC Mendrisio