
Servizio militare: un’esperienza arricchente Confesso: anche io inizialmente non volevo svolgere il servizio militare obbligatorio. Ho tentato di convincere i responsabili del centro di reclutamento a Rivera che non sarei stato di grande aiuto all’Esercito, ma niente da fare: terminato il secondo anno universitario, al posto di godermi le meritate vacanze estive, incombeva su di me l’obbligo di servire il mio paese per più di cinque mesi come semplice recluta. Non ero certo entusiasta, anzi: ritenevo il servizio militare una perdita di tempo oltre che una privazione della mia libertà individuale. Poi ti arriva l’ordine di marcia ed entri in servizio, passa un giorno, una settimana, e alla fine della scuola reclute di ritrovi malinconicamente a salutare i tuoi compagni di corso con i quali hai condiviso fatiche, risate, momenti di rabbia, d’insonnia o di semplice - e spesso interminabile - attesa. Ed è solo in quell’istante, quando la scuola reclute volge al termine, che ti rendi conto che in fondo - come spesso capita nella vita quando concludi una sfida che all’inizio ti sembrava particolarmente difficile da superare - non è stata poi quella gran tragedia. E non è solo lo spirito di fratellanza e cameratismo che ti porti a casa una volta conclusosi il servizio militare. Ciò che sorprende è che non te ne accorgi subito, ma l’esperienza di aver vissuto un periodo della tua vita nel quale le parole “me”e ”io” vengono sostituite da altre come “noi”, “la sezione”, e “la compagnia” ti permette di poter osservare il mondo con uno sguardo diverso, forse più umile e più tollerante nei confronti di chi, spesso, proviene da un ceto sociale e da un mondo professionale completamente diversi dal proprio. E progressivamente ti rendi conto che la disciplina impartita durante la scuola reclute è utile anche all’Università: concetti come organizzazione, puntualità, ordine, pulizia, sistematicità e metodo si trasformano in termini sempre meno estranei e dalla ricaduta positiva sulla pagella di fine anno. Naturalmente vi sono stati anche dei momenti piuttosto difficili e sgradevoli durante la mia permanenza in caserma, non lo nego; però, tutto sommato, è stata un’avventura unica e irripetibile, ed è per questo che vorrei invitare chi mi legge a votare contro l’Iniziativa che chiede l’abolizione del servizio militare obbligatorio; non per un militarismo sfegatato, e nemmeno perché reputo insufficiente la capacità della Svizzera di difendersi a livello internazionale, bensì perché ritengo che un’esperienza simile alla mia possa arricchire intellettualmente e umanamente molti altri giovani svizzeri nel nostro paese. Matteo Tavian, Municipale PLR & Lista Giovani, Novaggio
© Ticinonews.ch - Riproduzione riservata