
Nel Cantone Ticino il ritorno del lupo ha riaperto un dibattito acceso, alimentato da una crescente tensione tra esigenze di protezione ambientale e legittime preoccupazioni degli allevatori. Diversi articoli apparsi sulla stampa cantonale, riportano con sempre maggiore frequenza casi di predazione su bestiame e le reazioni contrastanti che ne conseguono. Da un lato si levano voci a favore dell’abbattimento degli esemplari ritenuti pericolosi; dall’altro, si difende la presenza del lupo come parte integrante della biodiversità alpina. Questa contrapposizione rischia però di semplificare e irrigidire il confronto.
L’attuale normativa federale consente l’abbattimento in casi specifici, ma l’esperienza dimostra che queste misure, pur legittime secondo la legge, non risolvono il problema alla radice. In alcuni casi, eliminare un esemplare può addirittura causare uno squilibrio nel branco e aumentare la frequenza degli attacchi. La convivenza tra lupo e attività pastorali è una questione complessa che richiede risposte articolate, in grado di superare la logica del conflitto diretto.
In Ticino, come in altre regioni alpine, è possibile migliorare la gestione della fauna selvatica attraverso una combinazione di strumenti tecnici, organizzativi ed economici. Alcuni allevatori hanno già sperimentato con successo l’uso di cani da protezione, la costruzione di recinzioni mobili e la sorveglianza notturna nei periodi critici. Questi approcci, però, richiedono sostegno concreto, sia in termini di finanziamenti sia di assistenza tecnica. La Confederazione e il Cantone prevedono contributi, ma la loro efficacia dipende dalla facilità di accesso, dalla rapidità di erogazione e dalla disponibilità di personale competente sul territorio.
Oltre agli aspetti tecnici, è necessario rafforzare il coordinamento tra gli attori coinvolti. Una gestione partecipativa del problema può contribuire a costruire soluzioni praticabili e a contenere la sfiducia che spesso accompagna gli interventi delle autorità. Iniziative locali, come gruppi di lavoro misti tra allevatori, biologi, guardiacaccia e rappresentanti politici, possono generare conoscenze condivise e strategie su misura per il territorio ticinese.
La presenza del lupo nelle Alpi non è un fenomeno passeggero e non può essere affrontata solo con misure emergenziali. È indispensabile adottare una visione di medio e lungo periodo, che riconosca sia il valore ecologico della specie sia la necessità di tutelare le attività economiche legate alla montagna. Una gestione efficace e non ideologica deve puntare alla prevenzione dei conflitti, alla compensazione dei danni in modo equo e tempestivo e alla diffusione di pratiche agricole compatibili con la fauna selvatica.
Ridurre la questione alla sola alternativa tra conservazione integrale o abbattimento sistematico rischia di radicalizzare il dibattito e di produrre soluzioni inefficaci. Il Cantone Ticino dispone degli strumenti per costruire un modello di convivenza più equilibrato, basato su conoscenze scientifiche, ascolto dei territori e sostegno concreto agli allevatori. Proseguire su questa strada significa assumersi la responsabilità di proteggere la biodiversità senza lasciare sole le comunità montane.
Sara Beretta Piccoli
Deputata in Gran Consiglio Repubblica e Cantone Ticino
Consigliera Comunale a Lugano
Verde Liberale