
Solo qualche mese fa avevo scritto che la “strategia Bitcoin” di Lugano era una scommessa coraggiosa e innovativa, che ci distingueva e ci dava visibilità internazionale. Lì sì che si è osato con una scelta fuori dagli schemi. Oggi, invece, rischiamo di cadere nell’errore opposto: copiare modelli già visti, senza coraggio né originalità. Costruire un nuovo grande Palacongressi, copia dell’ennesimo padiglione standard che si trova in decine di città europee, non ci renderà più attrattivi se non sarà accompagnato da qualcosa di realmente differente.
La vera sfida sta nell’essere “diversi”, nello specializzarsi, nell’offrire qualcosa che nessun altro può offrire. Solo un concetto innovativo, futuristico e davvero distintivo potrà portare Lugano sulla ribalta nazionale e internazionale. Per questo trovo riduttivo liquidare la proposta del PLR come “una zona pic-nic”, come ha fatto l’UDC, o rifugiarsi in un atteggiamento difensivo. Così si perdono opportunità preziose, anche solo di confronto e crescita, per un progetto che comunque oggi appare imballato.
E chi dice che Lugano ha già abbastanza aree verdi forse non ha mai camminato a Central Park o in altri grandi polmoni urbani del mondo. Il verde non è un lusso (o uno spreco), è qualità della vita, è una risposta concreta a una città soffocata dal traffico e dalla mancanza di spazi di respiro, che nel frattempo si sta anche spopolando. Offrire ai cittadini un grande parco che si colleghi al Parco Ciani sarebbe un dono prezioso, non un ostacolo allo sviluppo.
Alla fine la scelta è semplice: restare bloccati nelle proprie convinzioni, ripetendo modelli già superati, oppure accettare la sfida con una mente dinamica e aperta, capace di immaginare una Lugano che cresce in modo diverso, più sostenibile, più bella, più vivibile e, allo stesso tempo, in grado di attrarre nuovi abitanti, imprenditori e innovazione. Io credo che questa sia la strada giusta.