
Si fa un gran parlare e spesso a sproposito della nuova e quinta generazione nel trasferimento dati tanto da rendere le conversazioni sul tema poco razionali e totalmente trasportate da emozioni. Paura, insicurezza, aumentano esponenzialmente e diventano vere e proprie crisi di massa, buone da interessare un psichiatra o sociologo piuttosto che uno scienziato di radiazioni, mi riferisco ad un studio di Londra (letto sulla "titolata" rivista Bioelectromagnetics) che descrive l'intolleranza ambientale idiopatica (ipersensibilità ai campi elettromagnetici) con il solo fatto di sapere che si è in presenza di un agente considerato pericoloso per la salute e ciò è sufficiente (ma non ne è la causa) nello scatenarsi di sintomi psicologico-fisici anche abbastanza gravi.
Non c'è da meravigliarsi quindi che sui social oppure sui Media si possono visionare post apocalittici e drammatici su come il segnale viene trasmesso da tecnologie diverse ed improprie, per esempio associandole ad una radiografia, radiazione cosmiche o alla peggio con futuristici raggi alla Star trek che penetrano e non ti lasciano via di scampo.
Ma facciamo un passo indietro, giusto per capire meglio l'evoluzione della rete. In pochi anni la telefonia mobile ha rivoluzionato la nostra vita, il tutto è partito dalla scoperta del 2G e della possibilità nel trasferire piccole quantità di dati (il 1993 ed era presente il Natel D), questa rivoluzione era sinonimo di libertà e di chiamata ovunque, seguitamente, la terza generazione ha dato alla popolazione la possibilità dell'internet mobile e di numerosi contenuti multimediali (3G: musica, foto e brevi video), la quarta generazione è stata una rete di dati pura con la possibilità di vedere video in alta definizione tranquillamente e a spasso per il classico parco cittadino e di interagire con numerose applicazioni.
C'è da chiedersi dopo aver fatto questo piccolo excursus se fosse stata possibile l'uscita dell'iPhone allorché nessun operatore mobile avesse costruito l'infrastruttura attuale, semplicemente no.Il traffico dati continua a crescere ed è inevitabile, trainato dallo streaming video e da nuove applicazioni che stanno per emergere e che potrebbero salvare molte vite umane e faccio riferimento ai servizi di emergenza e di polizia che potranno essere connessi in tempo reale ad apparecchi salvavita, anche per questo motivo ritengo che il 5G in Svizzera debba avanzare.
Nel nostro paese la costruzione di antenne viene presa molto sul serio dagli operatori e dalla confederazione con studi indipendenti nelle nostre università e non bisogna mai scordarlo i limiti svizzeri sono più severi di quelli raccomandati dall'Organizzazione mondiale della sanità di ben 10 volte inferiori per i luoghi definiti ad utilizzazione sensibile (LAUS)." Il principio di precauzione, da più parti rivendicato, è già ampiamente soddisfatto con l'Ordinanza Federale attualmente in vigore (ORNI). In Germania, Francia, Austria i valori sono ben più alti. Se si vuole fare un paragone con gli USA i livelli comparati sono di 55Volt/m contro i nostri 6 Volt/m, un bel margine di differenza. (Raccomandazioni consiglio UE 50Volt/m).
Ma c'è un altro aspetto da tenere bene in considerazione ed è quello della ricezione dei cellulari. Più un telefonino è vicino ad un'antenna meno trasmette con potenza e quindi paradossalmente il 5G potrebbe riparare da radiazioni perché il 90% delle radiazioni non proviene da antenne ma bensì dai nostri piccoli apparecchi e tutti ne hanno almeno 1. Grazie alla nuova tecnologia implementata e più precisamente con il beamforming è possibile localizzare gli utenti in modo preciso all'interno della cellula di riferimento e ciò riduce l'esposizione per tutti i passanti.
Poi, tanto per essere chiari sulla paura delle radiazioni non ionizzanti delle antenne (che non trasportano abbastanza energia per cambiare atomi o molecole), ricordiamoci che per decenni siamo stati (e lo siamo tuttora) esposti a radiazioni ionizzanti (quelle che penetrano e modificano il DNA e causano danni ai tessuti) presenti anche in natura "sottosuolo" e in "prodotti" industriali, medici, presenti praticamente ovunque. Non dovremmo quindi avere paura del futuro ma cogliere le opportunità per non rimanere indietro.
Luca CampanaTecnico in telecomunicazioni
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