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Luca Campana - I segnali della Malapolitica
Redazione
3 anni fa

Un mio caro amico mi scrive per avvertirmi che la politica in generale non interessa quasi più il cittadino, tranne in casi di gossip, di gravi crisi, oppure i momenti eccezionali quali stiamo vivendo in questo periodo, e mi consiglia di occuparmi di altro. Può darsi che abbia ragione, ma la cosa pubblica e l’interesse mi spinge ancora ad andare avanti, ma forse pecco un poco di ingenuità. Sembra di carpire dal suo corposo scritto anche una certa sofferenza nel vivere la quotidianità, mi scrive di: lavoro mancato, della fatica ad arrivare a fine mese a causa delle numerose bollette, delle sue ore perse nel traffico per le normali faccende quotidiane e pure di ingiustizie sociali, cose a cui la politica ha fallito ed è ben lungi dall’essere anche solo progettata, figuriamoci risoluta.

Sottolinea quanto i partiti non sono più credibili e le persone al proprio interno avvalse ad interessi esclusivi e privati, salvo poi uscire dal letargo poco prima delle elezioni, per poi scrivere di comunicazione a senso unico senza avere come ricevente il comune cittadino; in sostanza conta solo guadagnarci il più possibile.

Pur vero che spesso il politico parla un linguaggio esoterico con un involucro retorico/tecnico dove il contenuto è fatto di riempitivi che significano ben poco, dove per contro invece, le allusioni e sottintesi hanno un reale significato politico; insomma della cerchia più ampia della popolazione l’oratore con funzione pubblica sembra non preoccuparsi troppo.

Il disinteresse del cittadino, mi sembra di capire, nasce da molti ed innumerevoli fattori ed il mio interlocutore ne fa un lungo elenco, tra cui leggo di pari opportunità mancate in questo lembo ticinese ristretto e stretto da molte e troppe generazioni di gruppi di potere e giunti oggi sempre più ad unificarsi.

Il disinteresse del pubblico per la politica dipende anche dalla mancanza di uomini capaci (come forse un tempo) di vincere sull’odierna apatia, di parlare e comunicare sentimenti e convinzioni.

Un leader non può solo limitarsi a parlare al partito, ad avere in esso tutta la propria forza. Deve anche e soprattutto rivolgersi al paese e trovare in esso ampli consensi.

Questa calandra che comprime tutta la nostra conoscenza della politica e ne indirizza il voto verso la persona più influente è particolarmente effimera di significanti, convoglia senza remore a preferire in base alla presenza di comizi noiosi e presenza in televisione, oppure per estreme facilonerie del solito tam-tam reimposto, per cui i politici sono bravi perché in tanti lo dicono e basta.

Servirebbe mettere in atto, da parte di tutti però, una scernita dei successi politici tenendo separata l’influenza personale del singolo candidato, questo in sostanza scriverò in risposta al mio amico convincendolo anche a non abbandonare la politica.

Luca Campana, presidente Life for Children

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