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Lettera aperta in favore del popolo palestinese
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Redazione
un mese fa
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Cari abitanti della Svizzera, oggi noi insegnanti siamo qui a esprimere il nostro dolore, l’indignazione profonda e la preoccupazione per le attuali condizioni nelle quali versa il popolo palestinese, condizioni gravissime, disumane e inusitate, che richiedono un’urgente quanto chiara e decisa presa di posizione. Pur condannando le violenze del 7 ottobre 2023, riteniamo che da due anni la politica israeliana e le azioni militari nei confronti della popolazione civile della striscia di Gaza e Cisgiordania - soprattutto di bambini innocenti e indifesi - si siano dimostrate genocidarie, come denunciato a gran voce non soltanto da importanti e riconosciute associazioni internazionali (Amnesty International; Human Rights) e da intellettuali autorevoli come David Grossman, ma, ancor più significativamente, dai più alti tribunali internazionali. La Corte Penale Internazionale ha emesso un mandato d’arresto per il primo ministro israeliano Netanyahu e l’ex ministro della difesa Galant, accusati di crimini di guerra e crimini contro l’umanità, proprio per giungere ad un equo processo.

Un assordante velo di silenzio

Siamo profondamente indignati, oltre che scandalizzati e sconcertati, di fronte all’assordante velo di silenzio con il quale le autorità svizzere e i maggiori capi di governo dei paesi europei accolgono, minimizzando, le informazioni che faticosamente, ma inequivocabilmente, giungono dalla striscia di Gaza e dalla Cisgiordania. Informazioni ottenute al costo di ormai centinaia di vite di coraggiosi giornalisti freelance che sfidano il divieto imposto all’informazione da Israele. Da tempo, lo sappiamo, si impedisce l’arrivo di cibo, acqua e medicine; si utilizzano la malnutrizione e la carestia, la distruzione di ospedali, di scuole e altre infrastrutture vitali come strumento di guerra e di sterminio di massa. A questo si aggiunge la violenta e sistematica distruzione, già denunciata dall’ONU, di musei, chiese e altri luoghi di culto, volta non solo all’eliminazione di un patrimonio culturale secolare, ma soprattutto dell’identità del popolo palestinese. 

Non ci riconosciamo in questa politica di silenzio

Ci sorprende, dunque, e ci delude, l’inazione omertosa e colpevole della Confederazione Svizzera che in virtù della sua storia vorremmo coraggiosa, libera e promotrice di pace; così come ci delude e ci offende la parzialità e la “disattenzione” dei principali media nazionali e internazionali. Come insegnanti non ci riconosciamo in questa politica di indifferenza e di silenzio. Sentiamo il bisogno e il dovere di gridare la nostra indignazione e il nostro dolore. Nostro, infatti, è il dovere di educare le giovani generazioni ai princìpi più autentici della democrazia, alla ricerca e alla costruzione di un bene comune, al senso di giustizia e verità, nella strenua difesa dei diritti umani. E questo vogliamo fare, né più né meno, nel piccolo delle nostre aule, ogni giorno, guardando negli occhi i nostri allievi e le nostre allieve senza paura di dover mentire o tradire la nostra coscienza, ma cercando di rispondere ad un bisogno sempre crescente di comprendere l’incomprensibile, di fronte all’incapacità di accettare, in silenzio, quanto sta succedendo. E davanti a tanto omertoso silenzio non possiamo, e non vogliamo, rimanere muti ed inermi, complici di un genocidio ormai prossimo al suo atto finale.

Le richieste

 Chiediamo pertanto l’invio di aiuti umanitari verso i territori palestinesi e la pressione sul governo di Israele affinché riapra i corridoi umanitari; la protezione per i partecipanti alla spedizione umanitaria Global Sumud Flottilla; il riconoscimento dello stato di Palestina da parte della Confederazione Svizzera; una chiara e decisa condanna da parte del governo svizzero nei confronti delle politiche genocidarie di Israele in Palestina; l’adozione di sanzioni, anche economiche, da parte della Svizzera verso lo stato di Israele.

 

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