Costituzione radicale
Lettera aperta alla classe dirigente ticinese
Il volto dell'apprendista al centro della campagna AIL
Il volto dell'apprendista al centro della campagna AIL
Redazione
22 giorni fa
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La presente per manifestare la nostra profonda preoccupazione per il tono sempre più inaccettabile del settimanale “il mattino della domenica”, culminato domenica 23 febbraio con un articolo dal titolo “AIL poteva “sparmirsi”” (piccola nota “sparmire” è un verbo che in italiano manco esiste) al limite dell’istigazione all’odio e ci domandiamo se quello utilizzato, sia un tipo di linguaggio politico compatibile con le nostre leggi. Se sia giusto, da decenni ed ancora oggi, leggere, da parte di certi membri della nostra classe dirigente, articoli xenofobi, razzisti, discriminanti, intolleranti verso tutto e tutti coloro che non siano perfettamente allineati alle idee di una sola persona o movimento che sia: questo è il concetto che abbiamo di pluralismo dell’informazione e del rispetto della nostra Costituzione?

“Il successo dell’integrazione dipende anche dalla responsabilità di ogni singolo immigrato. Gli immigrati sono incoraggiati ad assumere un ruolo attivo nel loro processo d’integrazione imparando la lingua locale, ottenendo un lavoro, seguendo una formazione o un corso di perfezionamento e partecipando alla vita sociale”. In questa premessa riportata sulla pagina “Integrazione e naturalizzazione” del sito della SEM (Segreteria di Stato della Migrazione) non si fa, giustamente e nel rispetto dell’Art. 15 della Costituzione Federale Svizzera (Libertà di credo e di coscienza), cenno a questioni d’ordine religioso. Dignità della persona (Art. 5, Cost.), uguaglianza giuridica (Art. 8, Cost.). Articoli fondamentali della nostra Magna Carta che ci portano ad interrogarci sulla legittimità di un tale agire, oltre a chiederci se i Municipali, che agiscono all’interno del potere esecutivo della Città di Lugano siano e possano essere sereni nel loro operato collaborando con chi si esprime costantemente contro di loro o contro i loro membri di partito, o semplicemente contro quei cittadini che la pensano differentemente e che si rifiutano di uniformarsi a un pensiero tanto poco svizzero.

Siamo per la libertà di espressione, ma ci domandiamo se voi tutti consideriate normale dover diffondere in politica, l’arte più nobile di quelle umane, questo linguaggio orribile, incolto, crudele, prosaico, che appartiene storicamente solo a paesi non esattamente democratici o che lo sono sempre meno. La Svizzera, la nostra classe dirigente, noi tutti, dobbiamo accettare a testa china questo continuo abbassamento di livello del dialogo politico? Chiediamo, oggi, con questo scritto, a quella stessa classe dirigente che si vuole Democratica di prendere una posizione chiara, netta, CORAGGIOSA, contro le manifestazioni, non solo di razzismo, di illiberalismo, di denigrazione dell’altro, ma anche e soprattutto contro questa cultura della politica fatta con le urla, con gli insulti: si tratta di manifestazioni che non sono più compatibili con il dialogo democratico e che non sono compatibili con la nostra preziosa Costituzione che ci impone di rispettare l’uguaglianza, la libertà di espressione, la dignità altrui, la solidarietà e che impone agli uomini di Stato ed alla classe di dirigente, se è da ritenersi tale, di rispettare la Costituzione, di agire sotto il suo insegnamento, sotto i suoi dettami, nei suoi limiti e nel suo rispetto.

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