
Vengo anch'io da una valle alpina come la vostra, la Valle di Blenio. Ai tempi le nostre popolazioni si incontravano sulle cime tra la Calanca e la Val Malvaglia, ora è più facile che ci incontriamo a Bellinzona, dove ho frequentato il liceo e ho conosciuto molti mesolcinesi.
Qualcosa su di me: sono un'agronoma, ho conseguito il Bachelor al Politecnico federale di Zurigo e ora sto studiando per il Master all'Università di Pisa, in Toscana. Durante i miei studi ho lavorato per 7 settimane presso un'azienda agricola ad Andeer, una gran bella realtà rurale, secondo me un'esperienza che deve far scuola in Ticino e in tutte le valli alpine. Un piccolo caseificio di paese che paga il latte fino ad 80-85 cts al litro mentre la maggior parte dei contadini ottengono dall'industria solo 40 cts al litro. Uno scandalo che arrichisce i grandi marchi alle spalle del duro lavoro dell'allevatore e della Confederazione che deve provvedere con i sussidi all'agricoltura. 1 Fr. al litro, questo è il prezzo corretto, per il lavoro dell'agricoltore, soprattutto nelle regioni montane dove le mucche sono al pascolo e vengono alimentate con fieno producendo un prodotto di alta qualità nutritiva.
L'agricoltura produce un reddito importante nelle valli, cosa sarebbe il paesaggio svizzero senza l'agricoltura? Ma non dimentichiamoci soprattutto che senza agricoltura non si mangia, non si vive. Non ci accorgiamo piû dell'importanza dell'agricoltura perché abbiamo accesso a tantissimi prodotti diversi provenienti da tutto il mondo. Ma se ne stanno accorgendo in Siria, di cosa succede quando non si può più praticare l'attività agricola. La culla dell'agricoltura ora dilaniata da una guerra inutile, là i primi contadini, migliaia di anni fa, hanno cominciato a coltivare e selezionare le prime piante. La guerra ha reso impossibile la lavorazione del terreno, la guerra ha reso introvabili i prodotti per la concimazione e la fertilizzazione, la guerra ha impedito il commercio delle derrate alimentari. Lo Stato siriano prima della guerra aquistava il frumento per i panifici statali che lo rivendevano ad un prezzo accessibile alla popolazione. Quella che si vive ora in Siria è una gravissima crisi alimentare ed è un'altra colpa imperdonabile agli Stati uniti che hanno promosso una guerra inutile contro un governo, che forse non era perfetto, ma assicurava il cibo ai suoi cittadini mentre ora rischiano di morire di fame. In nessuna maniera la Svizzera deve contribuire a queste guerre e sicuramente non deve esportare materiale bellico, riprendo in merito il comunicato del Partito Comunista della Svizzera Italiana che si è espresso fermamente contro la scellerata idea di vendere armi all'Arabia Saudita.
Proprio perché sono un'agronoma, perché amo la terra, la cultura e il sapere che nasce dall'incontro tra uomo e natura, non posso sopportare la distruzione della guerra e l'indifferenza delle nazioni ricche nei confronti della fame nel mondo. Stupidamente la popolazione svizzera ha affossato l'iniziativa contro la speculazione sulle derrate alimentari, che avrebbe impedito agli istituti finanziari di scommettere sul bene più prezioso che abbiamo, il cibo, che a causa degli speculatori aumenta di prezzo diventando troppo caro per i più poveri nel mondo. Sovranità alimentare, questo è un concetto importante, che significa che ogni paese deve poter avere i mezzi per sfamare la propria popolazione ed è al centro di un'iniziativa del sindacato Uniterre su cui dovremo esprimerci in votazione nei prossimi mesi. Auspico che potremo essere abbastanza saggi da inserire nella nostra cosituzione il principio della sovranità alimentare.
I tempi sono molti duri: la guerra è attorno a noi, vent'anni fa nella ex-Jugoslavia, ora in Nord-Africa, in Ucraina e ogni tanto scoppia anche nel cuore dell'Europa, Parigi, Bruxelles. Ma la politica estera degli Stati Uniti, al soldo dei grandi capitali, non si muove solo con i carri armati ma anche più silenziosamente con accordi internazionali, come il TISA e il TTIP, trattative a cui partecipa anche la Svizzera e che vogliono lasciare il servizio pubblico al libero mercato, in ballo ci sono scuola, ospedali, trasporti, energia eccetera, servizi che sono alla base di una vita dignitosa, a cui tutti devono poter accedere e non solo chi se lo può permettere. La battaglia contro la privatizzazione di questi trattati non sarà semplice ma da ogni comune e da ogni cantone deve giungere una ferma presa di posizione affinché il Consiglio federale interrompa la negoziazione dell'accordo sugli scambi di servizi (TISA) e dell'accordo commerciale di libero scambio transatlantico (TTIP). Sono argomenti complessi, di cui si parla poco e a cui sta dando voce l'Associazione per la difesa del servizio pubblico, di cui faccio parto e di cui c'è bisogno ora più che mai. Per far fronte a tutti questi problemi che intrecciano sempre globale e locale serve un'unità di intenti, dobbiamo essere uniti contro la guerra e contro la fame, la sinistra deve essere unita come in Mesolcina e portare avanti il dibattito per la difesa del servizio pubblico come fa, e lo ringrazio per il suo operato, il nostro granconsigliere supplente Mattia Antognini.
Ho detto delle cose molto preoccupanti ma io sono una persona ottimista e la mia speranza viene proprio dalle cose semplici, come l'affetto e l'impegno per il mio territorio.
Lea Ferrari, agronoma, Partito Comunista della Svizzera Italiana
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