
La proposta Ticino Deal, lanciata da LEA, è lungimirante e coraggiosa. Presentata pochi giorni fa ai media dal nostro Presidente Christian Fini, rappresenta una visione che guarda al futuro del nostro Cantone – non solo ai prossimi mesi, ma ai prossimi decenni. Si parla spesso di attrattività, di crescita economica e di qualità di vita. Ma se davvero vogliamo garantire un Ticino vivo, dobbiamo avere il coraggio di affrontare una questione che da anni rimane irrisolta: il progressivo svuotamento delle valli e delle periferie.Questo progetto prevede misure tangibili come incentivi per la riqualificazione di rustici e abitazioni dismesse, sostegno a iniziative locali di coworking e imprese diffuse, riduzione dei costi per chi vive fuori dai centri urbani e politiche pubbliche per riportare servizi essenziali (trasporti, scuola, sanità) nelle valli. L’obiettivo è chiaro: evitare che il Ticino diventi un territorio diviso, con aree centrali sempre più ricche di opportunità e periferie destinate al declino.
Il Ticino Deal riguarda l’intero Cantone, ma ha un valore strategico proprio per le valli: significa investire per riportare vita e opportunità nei territori periferici, recuperando i rustici in modo intelligente e sostenibile. Quegli spazi possono tornare ad essere abitazioni, luoghi di lavoro condivisi, sedi per piccole imprese. Non si tratta di un’operazione nostalgica: riportare persone, servizi e posti di lavoro nelle valli significa rafforzare l’intero Cantone. Un Ticino che cresce solo lungo l’asse autostradale è un Ticino zoppo. Come sottolineo da anni, sarebbe auspicabile che una parte dei finanziamenti arrivasse dai proventi dell’idroelettrico, prodotto proprio nelle nostre valli.Sul tema dei rustici serve meno burocrazia. La gestione dovrebbe tornare ai Comuni, che conoscono meglio il territorio e possono dare risposte più rapide. Rispettare le regole è necessario, ma non dobbiamo soffocare l’iniziativa privata: procedure più snelle permetterebbero a più persone di trasformare un rustico in abitazione, spazio di lavoro o piccola attività, contribuendo così alla rinascita delle valli.Ogni volta che si lancia un’idea innovativa, c’è chi dice che non si può fare, che costa troppo, che è meglio lasciare le cose come stanno. Ma la domanda oggi è semplice: vogliamo rassegnarci a vedere le valli svuotarsi e i rustici cadere a pezzi, o vogliamo investire per migliorare la qualità di vita di chi sceglie di vivere in montagna e nei piccoli paesi? Non possiamo vivere solo di Amarcord, raccontando di quando le valli erano popolate e i paesi animati. Serve una scelta di campo: o lasciamo che questo patrimonio materiale e umano vada perduto, oppure decidiamo di farlo rinascere. L’auspicio è che il progetto raccolga un consenso trasversale e non venga liquidato come l’ennesima iniziativa di partito. Il tempo delle discussioni infinite è finito: agire adesso è l’unica via per salvare le valli.
Silvano “sigi” Giannini – membro onorario LEA