Ospiti
Laura Tarchini - La coesione tra le generazioni rende forte la società
Redazione
4 anni fa

La situazione dell’emergenza sanitaria fornisce giornalmente segnali rassicuranti, non vi è quasi più alcun contagio e, soprattutto, nessun decesso. Questi nonostante dall’11 maggio siano stati attuati numerosi allentamenti che hanno fatto tornare tutti un po’ alla normalità.

Negli scorsi giorni anche le case anziani hanno riaperto le porte ai parenti che, con le dovute precauzioni, hanno potuto vedere i propri cari senza elementi di separazione di plexiglass o altro. Con le giuste precauzioni anche un abbraccio è consentito, facendo riassaporare ad alcuni quel contatto fisico e quella vicinanza che tanto sono mancati a tutti gli ospiti degli istituti.

Recentemente i nonni hanno potuto riabbracciare i nipotini a casa propria e alcuni hanno ripreso l’importante attività di accudimento. Per mesi i bambini sono stati separati dai propri nonni e le generazioni si sono viste principalmente tramite applicazioni quali WhatsApp o Skype, oppure dalla finestra o dal balcone con la giusta distanza. Un plauso in questo senso va proprio a molti “over 65”, che magari prima erano restii a utilizzare quei mezzi tecnologici. Durante la pandemia hanno dimostrato grande capacità di adattamento a una situazione nuova e in poco tempo hanno imparato a utilizzare dei mezzi di comunicazione, che alcuni fino a quel momento forse neppure si sognavano di usare. Ne hanno sperimentato l’utilità e forse è stata anche l’occasione di abbattere una barriera psicologica nei confronti delle nuove tecnologie e di scoprirne i grandi vantaggi in una situazione delicata come quella vissuta.

Il confinamento delle persone anziane ha però provocato malumori, soprattutto tra le persone “over 65” ancora molto attive in società e in buona salute. Alcune si sono infatti sentite messe da parte e stigmatizzate. Durante la pandemia abbiamo ricevuto purtroppo anche segnalazioni di persone aggredite verbalmente perché si trovavano in un negozio, quando ancora non vigeva il divieto di recarsi nei supermercati. Episodi deplorevoli, come lo sono stati gli sguardi di riprovazione per chi si trovava a fare una passeggiata. Le persone anziane si sono trovate ingiustamente stigmatizzate da questa situazione. Questo, se consideriamo che molte di loro si trovavano già in una situazione delicata, a causa della mancata vicinanza dei parenti. Alcune vivevano in solitudine con una fragilità morale difficile da sostenere senza l’affetto dei propri cari.

Tuttavia, va rilevato che molti anziani sono stati aiutati proprio dai giovani, pensiamo a tutti i volontari (per esempio tramite i movimenti scout) che si sono prestati a sostenerli per la spesa o altre incombenze. Tramite il nostro servizio di sostegno attivato per la pandemia, molte persone si sono messe a disposizione quali volontari (per esempio persone che al momento si trovavano con un lavoro ridotto), dimostrando grande solidarietà verso chi aveva maggiore bisogno.

L’esperienza ticinese è in linea con i risultati dell’indagine rappresentativa condotta in maggio da Pro Senecute Svizzera. Questa ha indicato come in maniera generale la solidarietà intergenerazionale non avesse sofferto a causa del lockdown, ma ha pure evidenziato delle incognite sugli effetti a lungo termine. C’è infatti insicurezza riguardo al futuro per la coesione tra le generazioni, in particolare per gli aspetti economici da non sottovalutare. La pandemia ha avuto (e avrà) conseguenze economiche pesanti. Una parte dei giovani già faticava a trovare lavoro e tra quelli che ce l’hanno oggi serpeggia la paura di poterlo perdere da un giorno all’altro. Gli anziani di oggi non vivono direttamente questi problemi, in quanto le loro rendite sono garantite. Da qui il timore che il dialogo tra giovani e anziani potrebbe risentirne negativamente. La volontà di sostenere l’importanza della coesione tra le generazioni è bene illustrata da uno spot televisivo di Pro Senectute Svizzera in cui persone anziane aiutano persone più giovani in situazioni quotidiane.

Oggi, come generazione attiva, abbiamo molti motivi per prestare più attenzione alle persone anziane, apprezzando le e gli “over 65” a noi vicini per le loro attività utili se non addirittura indispensabili per il nostro sistema (pensiamo all’importanza del ruolo dei nonni) e per il loro bagaglio di esperienza di vita. Molte e molti “over 65” forniscono anche un contributo importante attraverso numerose attività utili per la nostra società, pensiamo al lavoro svolto a titolo di volontariato negli ambiti più diversi. Una coesione più forte tra le generazioni rende sicuramente una società più forte e più solidale.

Laura Tarchini, Responsabile comunicazione e marketing Pro Senectute Ticino e Moesano

© Ticinonews.ch - Riproduzione riservata