
Riflessioni sulla lettera inviata a Karin Keller Sutter e ad Ignazio Cassis.
Apprendo dal Corriere del Ticino che l'Associazione delle industrie ticinesi (AITI) ha scritto a Berna, chiedendo di verificare se il contributo di compartecipazione alla spesa sanitaria italiana per i frontalieri sia in conflitto o meno con le disposizioni del nuovo accordo fra Svizzera e Italia sulla fiscalità dei lavoratori frontalieri.
Personalmente non condivido questa iniziativa che potrebbe dare una sensazione di “accattonaggio economico interessato” agli occhi di Berna, ma comprendo le preoccupazioni di AITI per tutelare gli interessi di una parte della comunità imprenditoriale nel Cantone Ticino. Tuttavia vorrei esprimere la mia delusione per l’ennesimo focus prioritario sui lavoratori frontalieri, poiché i ticinesi sanno bene che esiste una questione più urgente che merita attenzione.
È disarmante assistere alla mancanza di considerazione per le numerose persone disoccupate all'interno del Cantone Ticino che stanno cercando attivamente un’opportunità di lavoro.
Pur riconoscendo l'importanza, ma non l’urgenza, di affrontare le questioni legate ai lavoratori frontalieri, ritengo che l'AITI tutelerebbe meglio i propri interessi concentrando maggiormente l'attenzione sull'assunzione di mano d’opera proveniente dal Ticino.
L'8 Gennaio 2024 AITI a pubblicato: Ticino 2032 - Piano Strategico per lo sviluppo economico del cantone Ticino. Ho trovato interessante la lettura di questo piano, ma mi è subito balzata all’occhio la mancanza di progettualità e proattività moderne e lungimiranti per cercare di poter attingere al potenziale umano, che si trova all’interno del bacino della disoccupazione ticinese.
In Ticino, la libera circolazione ed il clima economico attuale hanno lasciato senza opportunità di lavoro molte persone competenti, esperte e capaci. Spostando l'attenzione verso l'assunzione a livello locale, le aziende possono contribuire in modo significativo al benessere economico della comunità, alleviare le difficoltà che i nostri disoccupati stanno affrontando e sostenere il commercio cantonale tramite il sostegno del benessere economico della popolazione. Con un po' di coraggio ed una visione moderna d’imprenditorialità sostenibile, l'AITI ha l'opportunità unica di fare da esempio, dimostrando un impegno per la prosperità del Ticino e promuovendo il senso di comunità all'interno del settore imprenditoriale ed aziendale.
Mi sento quindi di dover esortare l'AITI a considerare le potenziali conseguenze negative della priorizzazione delle preoccupazioni dei lavoratori frontalieri rispetto ai residenti disoccupati del Ticino. Un approccio più inclusivo che affronti le esigenze di entrambi i gruppi contribuirebbe senza dubbio ad un'economia locale più forte e resiliente.
Graziano Besana, Lugano - AVANTI con Ticino & Lavoro