
Ecco servita la nuova, inqualificabile battaglia ideologica degli immigrazionisti: quella contro le case unifamiliari “sottoutilizzate”.
Secondo i dati pubblicati di recente dall’Ufficio federale di statistica (UST), in Svizzera il 55% delle case unifamiliari sarebbe abitato solo da una o due persone, nonostante siano strutturate per famiglie di almeno quattro componenti. Il fenomeno è legato all’invecchiamento della popolazione. Molti proprietari – scrive la NZZ – “restano nelle loro abitazioni anche dopo che i figli se ne sono andati, occupando spazi sproporzionati rispetto alle loro esigenze”. Sembra di leggere la Pravda; non quella di Comano, quella della Russia comunista.
Adesso il nuovo nemico degli immigrazionisti sono gli anziani proprietari della loro casetta, magari frutto dei sacrifici di una vita, che, dopo la partenza dei figli, invece di ritirarsi in 30 metriquadri, osano continuare a vivere nella propria abitazione!
Si tratta di un attacco svergognato alla proprietà privata, oltre che alla libertà individuale. Per colpa dell’immigrazione incontrollata voluta dalla partitocrazia, in Svizzera il mercato dell’alloggio è surriscaldato (soprattutto oltregottardo, ma non solo). Mancano gli appartamenti, e quindi gli affitti salgono. E, secondo la nuova narrazione “mainstream”, di chi è la colpa per la penuria di alloggi? Dei “matusa” proprietari di una casa unifamiliare che non intendono liberarla affinché venga demolita e rimpiazzata da una palazzina. L’UST dovrebbe vergognarsi a prestare il fianco, con le sue indagini, a simili teorie.
Quale sarà il prossimo passo? Costringere chi vive in “case unifamiliari troppo grandi” ad ospitare degli immigrati? Riassegnare le abitazioni di proprietà, come nella Russia bolscevica?
Contro la carenza di alloggi in Svizzera, bisogna fare solo una cosa: tornare finalmente a controllare l’immigrazione. Altro additare gli anziani proprietari di una casetta unifamiliare!
Lorenzo Quadri, Consigliere nazionale, Lega dei Ticinesi