Massimo Delorenzi
La memoria di Dublino
©Chiara Zocchetti
©Chiara Zocchetti
Redazione
2 mesi fa
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Si chiama Irish Emigration Museum, raccoglie le storie degli irlandesi, donne, uomini e bambini che hanno lasciato l’Irlanda e dell’impatto che hanno avuto nel mondo. All’esterno del museo ci sono le strazianti sculture del Famine Memorial, in ricordo della grande carestia (1845–1849), quando la popolazione si dimezzò e indusse molti irlandesi a lasciare il paese. Due luoghi d’appartenenza, due omaggi alla memoria degli antenati e anche un modo per conoscere la storia vissuta da questo straordinario popolo, per gli stranieri che ci vivono. La storia trasformata in cultura e apprendimento. La consapevolezza del proprio passato, Il modo migliore per accogliere e condividere le storie con le persone che giungono in un nuovo paese.

Costruire dei luoghi per richiamare il passato

La conoscenza della storia è il mezzo migliore per parlarsi nell’educazione interculturale. Poi è importante per il popolo locale, per avere dei luoghi simbolici e ricollegarsi al passato. In quest’era dove le persone sono sospinte verso un tempo sempre più vuoto di simboli, dovrebbe essere inteso come un obbligo quello di costruire dei luoghi per richiamare il passato, che sanciscono l’identità di un popolo. E se ci fosse un museo permanente che riunisse la memoria storica del nostro cantone, soprattutto prima di definirsi tale? Invece dei soliti, spesso interessanti libri, in realtà letti da pochi? Un grande e appassionante lavoro attenderebbe il Ticino. Se il grande lavoro sarà svolto in modo rigoroso e senza compromessi. Anche il nostro territorio ha subito massacri e profanazioni. Ha avuto dei nemici. È stato parte integrante del Ducato di Milano che con Firenze sono stati il centro d’avanguardia culturale europeo, dove ogni giorno si incontravano Leonardo Da Vinci, gli Sforza, Bramantino. La documentazione abbonda. Anche occultare l’idea della memoria è una privazione e aprirsi al passato, significa estendere gli orizzonti.

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