
Abbiamo una consigliera federale capace di rappresentare la Svizzera perché è convinta della validità del suo modello. Non è un rappresentante qualsiasi di prodotti che nemmeno lui consuma. La cosa non è evidente nell’era dei manager e degli affaristi à tout prix e di chi ne segue le orme. Già nel suo discorso per il 1 agosto ci ha ricordato l’importanza della neutralità, del cooperativismo e del senso civico e ha riconosciuto i meriti della nostra cultura politica, che ci differenzia sostanzialmente fra nazioni con segni di scetticismo verso la vera democrazia e la difesa della pace. Ora alla assemblea delle Nazioni Unite la nostra Karin ha sottolineato come una politica multilaterale, cioè non orientata alla costruzione di blocchi, bensì aperta al libero scambio non solo di merci - si capisce - verso il resto del mondo, possa contribuire ad una migliore convivenza pacifica. Nel contempo ha espresso i timori per gli orientamenti autocratici che si osservano. Chiaro il riferimento alla concentrazione di potere nelle mani di un presidente americano che scatena una guerra commerciale contro il piccolo stato della Svizzera e non solo. Forse costui è stato urtato proprio dalla mancanza di pari autoritarismo di una strana presidente che rappresenta un modello di stato a lui totalmente sconosciuto. Trattare con semplicità, schiettezza e intelligenza, senza arroganza o sfoggio di potere, può essere urtante. A New York ha avuto il coraggio di esprimere il concetto di forza non legata alla grandezza di paesi o eserciti ma alla autorevolezza e coerenza che si dimostra, richiamando alla tutela dei diritti universali. Ognuno è responsabile, specie chi svolge ruoli delicati. L’arroganza, la brama di potere, la retorica della guerra insita nell’animo umano, sono tutte strade in discesa facili da percorrere.
Gian Marino Martinaglia, Cadro